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Aggiornato: 28 giugno 2025
quand'io senti', come cosa che cada, tremar lo monte; onde mi prese un gelo qual prender suol colui ch'a morte vada. Certo non si scoteo si` forte Delo, pria che Latona in lei facesse 'l nido a parturir li due occhi del cielo. Poi comincio` da tutte parti un grido tal, che 'l maestro inverso me si feo, dicendo: <<Non dubbiar, mentr'io ti guido>>.
tal, non per foco, ma per divin'arte, bollia la` giuso una pegola spessa, che 'nviscava la ripa d'ogne parte. I' vedea lei, ma non vedea in essa mai che le bolle che 'l bollor levava, e gonfiar tutta, e riseder compressa. Mentr'io la` giu` fisamente mirava, lo duca mio, dicendo <<Guarda, guarda!>>, mi trasse a se' del loco dov'io stava.
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre!>>. E mentr'io li cantava cotai note, o ira o coscienza che 'l mordesse, forte spingava con ambo le piote. I' credo ben ch'al mio duca piacesse, con si` contenta labbia sempre attese lo suon de le parole vere espresse.
Mentr'io dubbiava per lo viso spento, de la fulgida fiamma che lo spense usci` un spiro che mi fece attento, dicendo: <<Intanto che tu ti risense de la vista che hai in me consunta, ben e` che ragionando la compense.
To', poichè il signor Marone mi è capitato qui sotto il becco della penna, ci stia un poco; ed abbiate pazienza, cari lettori, mentr'io mi indugio un tantino a schizzarvene il ritratto alla sfuggita.
Mentr'io dubbiava per lo viso spento, de la fulgida fiamma che lo spense usci` un spiro che mi fece attento, dicendo: <<Intanto che tu ti risense de la vista che hai in me consunta, ben e` che ragionando la compense.
che la` dove ubidia la terra e 'l cielo, femmina, sola e pur teste' formata, non sofferse di star sotto alcun velo; sotto 'l qual se divota fosse stata, avrei quelle ineffabili delizie sentite prima e piu` lunga fiata. Mentr'io m'andava tra tante primizie de l'etterno piacer tutto sospeso, e disioso ancora a piu` letizie,
Voi sul monte di Dio spargete al vento, Cedri vocali, i rami annosi, e fermi Sfidate i nembi e i secoli, mentr'io Per terre e per et
Ma che veggio? mentr'io son presa a scherno, tacito, e dubbio, e inulto, stai tu appresso alla cagion d'ogni tuo danno? In vero, signor del mondo egli è Nerone! il volgo pur la sua donna a lui prefigge. OTTAV. Hai sola tu di Nerone il core: omai, che temi? Io prigioniera vile, io son l'ostaggio della ondeggiante fe d'audace plebe.
<<La faccia tua, ch'io lagrimai gia` morta, mi da` di pianger mo non minor doglia>>, rispuos'io lui, <<veggendola si` torta. Pero` mi di`, per Dio, che si` vi sfoglia; non mi far dir mentr'io mi maraviglio, che' mal puo` dir chi e` pien d'altra voglia>>. Ed elli a me: <<De l'etterno consiglio cade vertu` ne l'acqua e ne la pianta rimasa dietro ond'io si` m'assottiglio.
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