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Menghini è al volante: muscoloso, ventenne, veneto begli occhi scuri intelligenti, faccia entusiasta di bambinone innamorato della vita. Adora le donne e il vino senza cedere loro nulla d'importante. Scherza sempre ma ripiglia a volo la sua allegria e le sue burle spensierate per identificarsi col volante e col motore, fusione perfetta. Mi piace perchè armato d'istinti sicurissimi. Guida come si nuota, coi suoi nervi ramificati e vibranti su tutta la superficie della macchina. Sa che la corazza della ruota di destra passer

Ad uno svolto rallentante cento voci di donna: Il ponte è rotto! il ponte è rotto! Gli Austriaci! Viva l'Italiaaa! Tre secondi dopo Dzing dzaang dzing, la mia blindata suona sotto le prime pallottole. Mi volto per verificare la chiusura delle feritoie. I miei mitraglieri puntano con due mitragliatrici in cupola. Do l'ordine a Menghini di mettere il motore in seconda e di avanzare lentamente.

Siamo a 100 metri dal ponte che slancia elegantemente le sue arcate attraverso il fiume. I miei occhi distinguono perfettamente dei grovigli di fili lungo il parapetto e delle botti legate sui capitelli dei piloni. Ma la grazia italiana di quegli archi, che non possono tradire noi italiani, mi riempie di ottimismo. Con un atto di fede potente entriamo sul ponte. Menghini d

Non ho tempo da perdere. Salto in macchina e mi apro la strada con la mia blindata nella folla vorticosa. Largo, largo, ci lascino passare! Una vecchia è caduta davanti a noi e Menghini deve con scatto pronto virare per non arrotarla. Poi via per la strada d'Amaro sotto le alte, voluminose forze concentrate del Monte Festa. A un chilometro piombiamo su una colonna di carreggio.

Ho la sensazione di essere in un enorme tamburo sudanese martellato da un magdi che chiami a raccolta cento tribù per una guerra sacra. Ghiandusso mi porge gli occhiali d'acciaio paraschegge. Ma io li do a Menghini. Preferisco comandare cogli occhi nudi fissi nel grande occhio orizzontale della blindata. Vedo e controllo tutto.

Menghini questa mattina è loquacissimo; la gioia della vittoria gonfia di calore inebriante il suo corpo giovanile. Lo ascolterei volentieri, ma temo gli straripamenti della sua immaginazione. Dobbiamo combattere ancora. Perciò calma e poche parole.

Si alza furente; poi come preso dal delirio, tendendo i pugni ai prigionieri austriaci si scaglia e percuote nella faccia un maggiore austriaco. Questo non comprende, bestemmia, vuole difendersi, ma Menghini lo atterra mordendogli le braccia. Il groviglio rotea, strilla, contro la blindata dove la mia Zaz

Fa attenzione, Menghini! C'è benzina? Per carit

Menghini urla, urla: Il ponte è in piedi! Il ponte è in piedi! Il ponte è in piedi! Sembra quasi impazzito. Le sue mani scuotono rabbiosamente il volante come per sradicarlo. L'afferro per il braccio, rudemente: Menghini! Menghini! Calmati! Non perdere la testa. Il momento è grave. Il ponte è minato. Bisogna traversarlo nel minor tempo possibile. Ti senti sicuro del motore? , signor tenente.

Ghiandusso che avevo sguinzagliato nei vicoli mi dice: Signor tenente, in fondo al vicolo, in un gran cortile, più di mille uomini prendono il rancio. Non vogliono lasciarsi disarmare. Vedremo. Menghini, vieni avanti colla macchina. Locatelli, punta in fondo a quella via. Supplemento di fuoco. Tira in alto. Ta ta ta ta ta ta ta. Basta! Basta! Voialtri continuate a disarmare, presto!