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Tu vedi adunque, savio Meng-pen, come codesto morbo, il quale non è altro che un mio placido silenzio, e non paralizza menomamente la sensazione dell'orecchio i movimenti della mano, e annoda soltanto il volubile organo della pronunzia, possa essere considerato come un bene piuttosto che come un male, giacché molti danni intravvengono agli uomini dalla parola ed io sono ora salvo da tali danni e perciò più perfetto nella mia persona che tant'altra gente ciarliera.

Sappi dunque, mio dilettissimo Meng-pen, che in mezzo secolo ch'io ammaestro le generazioni nelle matematiche, non ho mai potuto descrivere un trapezio senza confusione dei miei spiriti vitali.

Le rappresentazioni piccole avevano luogo di sera, al coperto, in un padiglione provvisorio che si poteva erigere ed abbattere in poche ore, nel mezzo del circo ed ivi s'ammirava dal pubblico le pantomime, le prodezze dei volteggiatori, dei ginnasti, i lazzi dei clowns e cento altri minori trastulli. O paziente Meng-pen, ti sarai gi

Il mio stupore fu forte che dimenticai mia madre finché il sole s'ascose sotto all'orizzonte. L'infanzia, savio Meng-pen, è un canto vago, incompreso mentre vibra, che diventa chiaro più tardi nella memoria. Le soluzioni di molti oscuri problemi della mia fanciullezza non mi si rivelarono evidenti che quando divenni adulto.

E qui, diletto Meng-pen, soffri che interrompa un poco la scrittura. Ho sete, porgimi una tazza di thè; piglia anche tu la tua, e supponi che mentre noi stiamo qui bevendo passino dieci anni sulla mia storia.

Diletto Meng-pen, l'occhio tuo diligentissimo ha seguito fin qui i preliminari del mio racconto, troppo, forse, lentamente svolti dalla mia penna. Perdona all'involontaria prolissit

Se alzo gli occhi dalla carta vedo che Meng-pen mi osserva con meraviglia e quasi con incredulit

Ti rammenterai anche, o Meng-pen, che dopo aver disegnato col carbone tre lati d'un trapezio, mentre stavo tracciandone la base, dicendo queste parole: il trapezio, come sapete, è una figura piana di quattro lati ineguali, due dei quali sono paralleli... mi turbai un poco, e quando soggiunsi: benché lo trapezoide differisca dal trapezio..., svenni; poi mi ridestasti mutolo.

Savio Meng-pen, discepolo mio prediletto, fin da quel giorno in cui la paralisi m'irrigidì la lingua (e fu in sul principio di questa luna), tu mi sei stato sempre vicino, hai soccorso ai bisogni del mutolo ora indagando il mio cenno, or seguendo con l'occhio, e come anche ora fai, la traccia del mio calamo su questo papiro. Operando così tu mostri di possedere la più nobile fra le virtù, quella che Kong-tseu chiamava virtù d'umanit

E quando dieci anni dopo succhiai il dolcissimo sangue della voluttuosa vena dell'andalusa, fu la seconda volta. Ma tu sorridi, savio Meng-pen, col sorriso di chi nota un errore nella dimostrazione di un teorema, e i tuoi occhi mesti non concordano coll'espressione della tua bocca. Ma lasciami proseguire il racconto.