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Aggiornato: 17 maggio 2025
Dopo messa andammo a far visita in Canonica, e venni presentato a don Vincenzo Liserio parroco del villaggio, al quale consegnai la lettera di mio zio. M'accolse cortesemente, come maestro e nipote d'un canonico, ma con una certa solennit
I signori Folengo erano allo sbarco a incontrarci. Pietro m'accolse assai freddo, in merito di quel viaggio che mi ostinavo a non intraprendere se non quando mi fosse piaciuto. Osò anche farne accenno in casa, ma io volsi le spalle, salendo alle camere destinateci. Ero dominato dal violento impeto di togliermi a quei luoghi, dove le mie orecchie, avvezze al romore della citt
Andai a visitare Sismondi, lo storico delle nostre repubbliche, pel quale io avea commendatizia d'una amica sua, Bianca Milesi Moion. M'accolse più che cortese, e con lui la moglie Jessie Mackintosh scozzese. Sismondi lavorava allora intorno alla Storia di Francia. Era buono, singolarmente modesto, di modi semplici e affabili, italiano d'anima; e m'interrogò con ansia d'affetto sulle cose nostre. Mi parlò di Manzoni del quale ammirava oltre ogni sua cosa il Romanzo, e dei pochi i quali davano segno di vita intellettuale rinascente. Deplorava in noi le tendenze appartenenti tutte al XVIII secolo, ma le spiegava colla necessit
«Truncos arboresque cortice interdum gemino a frigoribus et calore natura tutata est». EX PLIN. Ma una dongella, non so d'onde uscita, presta ne gli atti e d'abito succinta, m'accolse in grembo, di servir spedita: poi lunga fascia intorno m'ebbe cinta, portatomi giá dentro una spelonca ben chiusa intorno e di fuligin tinta.
Fin qua, da un paio d'anni durante i quali vi avevo tranquillamente esercitata la mia professione di medico condotto, nella piccola cittadina mercantile e malinconica io avevo represso, fin da quando vi ero arrivato, ogni moto ribelle del mio carattere così ombroso, è vero, e pur così passionale e sincero. Bisognava mutar vita addirittura. Io stesso, al quale erano state offerte residenze migliori, avevo preferito questa che mi dicevano uggiosa e difficile e dove m'avevano accompagnato da Napoli, in una triste giornata di marzo, il vento, la pioggia fitta e un'aria scura e fredda, così che m'era parso come se m'avessero inteso e compianto fino gli elementi della natura. Una piccola camera ch'era stata d'un pretore e poi d'un commesso viaggiatore, lì, in via del Mercato, in un vecchio e sdrucito palazzo del seicento, detto la Casa del Conte, m'accolse da' primi giorni in cui giunsi. M'ero, a mano a mano, costituita una clientela, difficile ma sicura, tra la gente del vicinato: e l'onesta mia maniera di vivere me l'aveva accresciuta. In provincia si continua ad essere stimati per questo. Avrei pure, voglio dirlo, potuto bene ammogliarmi l
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