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Diamo ora una rapidissima occhiata a questo secolo di lotte, nel cui mezzo viene a cadere il curioso tentativo di Giuliano. Non è a credere che nella condotta di Costantino verso il Cristianesimo, condotta che, iniziatasi col famoso editto di tolleranza, datato da Milano, nel 313, ed emanato da lui e dal collega Licinio, riuscì poi, a poco a poco, alla costituzione di una Chiesa di Stato, fosse neppur l’ombra del sentimento religioso. Certo, era una fiaba quella che correva, fra i pagani, molti anni dopo la morte di Costantino, cioè, che costui si fosse piegato al Cristianesimo, perchè assicurato che la nuova religione aveva il potere di lavar via ogni colpa, così che anche gli uomini più scellerati, se si convertivano ad esso, diventavano immediatamente puri¹⁵⁸. E Costantino doveva purgarsi dei più orrendi delitti domestici, l’uccisione del figlio Crispo e della moglie Fausta. Sozomene osserva giustamente che quegli atroci delitti furono perpetrati da Costantino, alcuni anni dopo aver abbracciato il Cristianesimo, e, pertanto, non è possibile vedere in essi il movente dell’atteggiamento preso da Costantino verso la religione fino allora perseguitata¹⁵⁹. Curiosa e sintomatica cosa che Sozomene altri degli scrittori ecclesiastici trovi in tale circostanza una ragione per dubitare della seriet

L’editto, datato da Milano, nel 313, con cui Costantino, insieme al collega Licinio, riconosce l’esistenza legale del Cristianesimo, è un documento che farebbe grandissimo onore allo spirito filosofico dell’imperatore, se, con tutta la sua condotta successiva, egli non avesse dimostrato che quel decreto non era gi

Ai tre competitori che egli avea contro, Galerio augusto, Massimino e Severo cesari, se ne aggiunsero in breve tre altri: Massimiano stesso che riprese nome di augusto, Masenzio figlio di lui e Licinio poi, che il presero. Ma Costantino, buon capitano, e politico abile o talor forse traditore, aspettando, trattando e guerreggiando diciassette anni, si liberò di tutti sei.