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Aggiornato: 18 maggio 2025
Costantino in tanto che lo ammannivano per santo ebbe dai preti titolo di vescovo dei vescovi, e non era poco: però dall'altro lato quasi per tenere in bilico la sua perfezione gli stava sul petto un peccato, non tale certo a senso dei preti da fargli chiudere da San Pietro le porte del paradiso in faccia, ma che un po' di fastidio glielo doveva recare, egli era un semplice parricidio: però che costui portasse le mani micidiali nel sangue del figliuolo Crispo.
Pure, o Crispo, il tuo partito D
Diamo ora una rapidissima occhiata a questo secolo di lotte, nel cui mezzo viene a cadere il curioso tentativo di Giuliano. Non è a credere che nella condotta di Costantino verso il Cristianesimo, condotta che, iniziatasi col famoso editto di tolleranza, datato da Milano, nel 313, ed emanato da lui e dal collega Licinio, riuscì poi, a poco a poco, alla costituzione di una Chiesa di Stato, fosse neppur l’ombra del sentimento religioso. Certo, era una fiaba quella che correva, fra i pagani, molti anni dopo la morte di Costantino, cioè, che costui si fosse piegato al Cristianesimo, perchè assicurato che la nuova religione aveva il potere di lavar via ogni colpa, così che anche gli uomini più scellerati, se si convertivano ad esso, diventavano immediatamente puri¹⁵⁸. E Costantino doveva purgarsi dei più orrendi delitti domestici, l’uccisione del figlio Crispo e della moglie Fausta. Sozomene osserva giustamente che quegli atroci delitti furono perpetrati da Costantino, alcuni anni dopo aver abbracciato il Cristianesimo, e, pertanto, non è possibile vedere in essi il movente dell’atteggiamento preso da Costantino verso la religione fino allora perseguitata¹⁵⁹. Curiosa e sintomatica cosa che nè Sozomene nè altri degli scrittori ecclesiastici trovi in tale circostanza una ragione per dubitare della seriet
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