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Aggiornato: 18 giugno 2025


Venimmo a lei: o anima lombarda, come ti stavi altera e disdegnosa e nel mover de li occhi onesta e tarda! Ella non ci dicea alcuna cosa, ma lasciavane gir, solo sguardando a guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei, pregando che ne mostrasse la miglior salita; e quella non rispuose al suo dimando,

45 Apron la cataratta, onde sospeso al canape, ivi a tal bisogno posto, Leon si cala, e in mano ha un torchio acceso, l

Sparso intorno di lampi e di fulgori Vibra ne i petti altrui l'arme lucenti, Crudo a mirar, come leon, che fuori Dal chiuso vien de i lacerati armenti; Versa dai torbidi occhi aspri furori, Divampa, freme, alto dibatte i denti, E de la vita il don contende e niega, E tronca le man giunte, onde altri il prega.

44 Il castellan, senza ch'alcun de' sui seco abbia, occultamente Leon mena col compagno alla torre ove ha colui che si serba all'estrema d'ogni pena. Giunti l

114 Ne la bandiera, ch'è tutta vermiglia, Rodomonte di Sarza il leon spiega, che la feroce bocca ad una briglia che gli pon la sua donna, aprir non niega. Al leon medesimo assimiglia; e per la donna che lo frena e lega, la bella Doralice ha figurata, figlia di Stordilan re di Granata: 115 quella che tolto avea, come io narrava, re Mandricardo, e dissi dove e a cui. Era costei che Rodomonte amava più che'l suo regno e più che gli occhi sui; e cortesia e valor per lei mostrava, non gi

46 Leon Ruggier con gran pietade abbraccia, e dice: Cavallier, la tua virtude indissolubilmente a te m'allaccia di voluntaria eterna servitute; e vuol che più il tuo ben, che 'l mio, mi piaccia, curi per la tua la mia salute, e che la tua amicizia al padre e a quanti parenti io m'abbia al mondo, io metta inanti.

31 Quivi una bestia uscir de la foresta parea, di crudel vista, odiosa e brutta, ch'avea l'orecchie d'asino, e la testa di lupo e i denti, e per gran fame asciutta; branche avea di leon; l'altro che resta, tutto era volpe: e parea scorrer tutta e Francia e Italia e Spagna ed Inghelterra, l'Europa e l'Asia, e al fin tutta la terra.

46 Federico, ch'ancor non ha la guancia de' primi fiori sparsa, si fa degno di gloria eterna, ch'abbia con la lancia, ma più con diligenza e con ingegno, Pavia difesa dal furor di Francia, e del Leon del mar rotto il disegno. Vedete duo marchesi, ambi terrore di nostre genti, ambi d'Italia onore; 47 ambi d'un sangue, ambi in un nido nati.

Qual su l'Atlante empio Leon, che vinto Da dura fame, più s'infiamma al pasto, Allor ch'atroce, e più di sangue è tinto Il guardo, allor che più 'l ruggito e vasto, Se incontra armenti, in mezzo lor sospinto Gli sbrana l'unghia, a cui non è contrasto, E le tepide membra aspro divora, E benchè sazio, ne fa scempio ancora: XXXIII

36 Decimo ha quel Leon scritto sul dosso, ch'al brutto mostro i denti ha ne l'orecchi; e tanto l'ha gi

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