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Burcard. Diarium De convivio quinquaginta meretricum cum duce Valentino. Eliogabalo, per testimonianza di Sifilino fece di più, compose alle meritrici radunate una bellissima orazione, la quale, chi ne ha vaghezza, può leggere nel medesimo autore.

Mi posi subito a leggere i libri di mio cugino, dapprima con qualche difficolt

Ci accostammo. Tu! esclamai maravigliato, riconoscendo Federico Toacci. E mi chinai a leggere l'iscrizione. Essa diceva: A UN'UMILE MORTA PER AMORE Guardai Federico con lunga occhiata significativa. T'inganni egli disse col solito ironico accento, tirandomi da parte. Questo monumento mi è servito bene presso altre donne.

Quanto a , aggiungeva di star bene, e che si svagava ogni giorno, continuando a insegnare a Tecla un po' di leggere e scrivere, con quel frutto che egli avrebbe visto dalla lettera, vergata dalla fanciulla.

Perchè no! Andavo pur solo a Pisa! Che mi parli tu di Pisa? proruppe Fior d'oro. Non ci sei andato, finalmente. E laggiù, dov'egli soffre, dond'egli chiama soccorso, il debito nostro è di andare senza indugio. Non gli debbo ancor io qualche cosa? Ma lasciami leggere il resto; son poche righe ancora; soggiunse ella, sforzandosi d'apparire tranquilla.

Ma non so più leggere. Quando il luglio è implacabile coi suoi trenta gradi, io fuggo le morte biblioteche. Io voglio l'aria, il cielo, il mare!

Avevo finito di leggere i giornali e ascoltavo distrattamente i discorsi. In essi commozione sentimento vero. Molti vantavano il coraggio e l'abnegazione di Don Giovanni, nessuno lo stimava buon prete.

Appunto in quel mezzo, tornava a spron battuto, per cercar di loro, il conte Corrado di Torrespina. , la ragione era grave; ma se la venuta del Torrespina aveva interrotto il discorso e tolto a madonna di rispondere, ella ben poteva volgergli uno sguardo nel quale egli avesse a leggere quella dolce promessa, che da tanto tempo implorava con tutte le potenze dell’anima sua.

A questi patti ve ne citerò una terza, che potete leggere nel codice d'amore: «L'indiscreto non sar

Affacciatosi all'uscio della camera, che Gino aveva lasciato socchiuso, disse al suo inquilino: Signor conte, son qua due signori che cercano di Lei. Entrino pure; rispose Gino, smettendo di leggere, ma lasciando aperto sulla scrivania il Dizionario storico geografico dello Stato di Modena.