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Aggiornato: 18 giugno 2025
È rappresentato con la sinistra sorreggente un libro sopra un tavolo; in fondo l'organo e una imagine della Vergine che nasconde a mezzo una corona d'alloro. La testa è piccola, molto modellata; occhi grandi, naso profilato; rughe profonde solcano la fronte e le guancie. L'iscrizione dice: Sac.
Sul bassorilievo si trova un'altra iscrizione rovinata, della quale mi è stato impossibile decifrare il principio. Di fronte a questa, accanto alla porta della chiesa, si legge l'iscrizione del tempo di Leone IX, di cui ho gi
In Italia il risveglio dell'entusiasmo napoleonico fu incomparabilmente più forte e più giustificato. L'imperatore era considerato come il più grande degl'italiani: aveva risuscitato dal sonno millenario il sacro nome del paese, aveva frenato con leggi moderne l'antico disordine tradizionale, aveva versato con gesta senza pari un'ambizione inquieta nel cuore della snervata gioventù. Di tanto in tanto all'Elba gli era ribollito nelle vene il sangue italico: egli promise: «a Parigi sono stato un Cesare, a Roma sarò un Camillo». Sulle nuove strade alpine, nell'arena cesarea della capitale lombarda, nel duomo risorto dalle rovine, nell'Arco di trionfo, a cui l'imperatore aveva destinato l'Impresa di Alessandro del più grande scultore moderno, e che ora glorificava le imprese dell'Austria, l'italiano incontrava a ogni piè sospinto nel settentrione della penisola le orme del grande compatriota. Il suo Regno d'Italia era stato un governo ben più umano e nazionale del dominio austriaco e della forca borbonica. L'odio ai francesi, che la musa di Alfieri aveva bandito alla gioventù, dileguava a poco a poco sotto la cupa compressione della nuova dominazione straniera. Niccolini, che in altri tempi con un alto grido di sdegno aveva atteso sulla via di Brenno il figlio d'Italia discendente dalle Alpi, e non aveva trovato che sarcasmo per l'iscrizione della medaglia commemorativa francese l'Italie délivrée
La sera passò senz'avvenimenti notevoli, fuorchè la scoperta ch'io feci d'uno scorpionaccio nero sopra il cuscino del mio letto, nel momento che stavo per coricarmi. Fu però un terrore passeggiero, poichè avvicinandomi a poco a poco col lume, lessi sul dorso dell'animale l'iscrizione rassicurante: Cesare Biseo fece addì 5 maggio 1875. La mattina all'alba partimmo alla volta della citt
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