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Aggiornato: 4 giugno 2025


Non volendo, se era Valancourt, commettere l'imprudenza di nominarlo, e troppo interessata al tempo istesso per trascurar l'occasione di chiarirsi, gridò dalla finestra: «E' una canzone di GuascognaInquieta, attenta, aspettò una risposta, ma indarno. Ripetè la domanda, ma non udì altro strepito tranne i fischi del vento traverso i merli delle mura.

Dubito se arriverete al termine del vostro viaggio senza trovare qualcuno che... Che cosa? Che v'abbia a rivedere il pelo. Siete mai stato in Guascogna? Oh! che voi siete Guascone? Per l'appunto. È una provincia che in fatto di millanterie ha delle tradizioni grandiose; spero che saprete farmi conoscere tutta la estensione del pericolo che io avrei corso se vi avessi insultato nel vostro paese.

Il paese ora contrastava tanto colla grandezza spaventosa di quelli, ov'era stata confinata, e co' costumi di coloro che vi abitavano, che Emilia si credè trasportata nella sua cara valle di Guascogna. Stupiva come Montoni l'avesse mandata in quel delizioso paese, e non potea credere fosse stato scelto da lui per servir di teatro ad un delitto.

Emilia sorrise debolmente, e, come imbarazzata di ciò che dovrebbe dire, gli domandò da quanto tempo fosse tornato in Guascogna. «Vi sono da...» disse Valancourt facendosi rosso, «dopo aver avuta la disgrazia di separarmi da amici che mi avevano reso così delizioso il viaggio dei Pirenei; ho fatto un giro assai lungo

Lasciam questi discorsi, o commensali diceva Gano; abbiate un po' di tedio: per questo forestiere di Guascogna, a me commesso, consigliar bisogna. Egli è d'illustre casa e stirpe antica, giovane e timorato del Signore. Ebbe la sorte a' giorni suoi nimica: chi ben vive sempre ha persecutore.

18 Segue la terza schiera di Marmonda, ch'Argosto morto abbandonò in Guascogna: a questa un capo, come alla seconda e come anco alla quarta, dar bisogna. Quantunque il re Agramante non abonda di capitani, pur ne finge e sogna: dunque Buraldo, Ormida, Arganio elesse, e dove uopo ne fu, guida li messe.

Quel di Guascogna intanto al torrione di da Senna ogni passeggiava: con lungo spaventevole spadone, per far duello, il marchese aspettava. Il marchese alla corte di Carlone, a veder se l'incarco rinunziava, manda ogni giorno; e pur lo trova saldo, e lascia che passeggi nel suo caldo. Poi di soperchiator gli la taccia e lo predica vile e prepotente.

Valancourt le fece tante interrogazioni in una volta, che non ebbe tempo di rispondergli. Seppe che la sua lettera eragli stata mandata a Parigi, mentre partiva per la Guascogna; e che finalmente avendola ricevuta era volato in Linguadoca. Giunto al monastero, d'onde ella aveva datata la sua lettera, con molto suo dispiacere trovò le porte chiuse per esser gi

A Filinor si formava un processo per lettere venute di Guascogna Dicean ch'era vizioso e il vizio stesso, un canchero, una peste ed una rogna; che non si getta il sigillo in un cesso; che darlo a un dissoluto non bisogna, il quale, o per danari o per natura, firmerebbe qualch'orrida scrittura.

Di Filinor, cavalier di Guascogna, conterò fatti che non sian discari, se care son le gesta che vergogna fanno a' ben nati cavalier suoi pari, Pur, se il mal non è ben, non vi bisogna udir per farvi a Filinor scolari, ma sol per dar riforma alla natura, o voi che somigliate a sua figura.

Parola Del Giorno

quell'autorevole

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