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Deposti i pennelli, poggiata la faccia sulla palma della mano, pensa il povero frate, con gli occhi rivolti al poema del profugo Fiorentino «a cui temprâr l'ingegno e l'amore e lo sdegno». O frate, tu gli hai detto, ammonendolo: O frate, a lui l'esilio E le pugne dell'alma: A te l'obblìo degli uomini E la cristiana calma. Perchè t'alzi a colloquio Col Ghibellin? tu piega La queta fronte, e prega.

fatte opinioni eran vive, che i Francesi per villania chiamavanci paterini ; e segno non men dubbio ne danno gli scritti nostri di quel tempo, ne' quali il rozzo stile, al toccar della corte di Roma, rinfocasi a un tratto, sfavilla d'immagini scritturali, suona le aspre parole del ghibellin poeta.

Omai puoi giudicar di quei cotali ch’io accusai di sopra e di lor falli, che son cagion di tutti vostri mali. L’uno al pubblico segno i gigli gialli oppone, e l’altro appropria quello a parte, ch’è forte a veder chi più si falli. Faccian li Ghibellin, faccian lor arte sott’ altro segno, ché mal segue quello sempre chi la giustizia e lui diparte;

Omai puoi giudicar di quei cotali ch’io accusai di sopra e di lor falli, che son cagion di tutti vostri mali. L’uno al pubblico segno i gigli gialli oppone, e l’altro appropria quello a parte, ch’è forte a veder chi più si falli. Faccian li Ghibellin, faccian lor arte sott’ altro segno, ché mal segue quello sempre chi la giustizia e lui diparte;

Omai puoi giudicar di quei cotali ch'io accusai di sopra e di lor falli, che son cagion di tutti vostri mali. L'uno al pubblico segno i gigli gialli oppone, e l'altro appropria quello a parte, si` ch'e` forte a veder chi piu` si falli. Faccian li Ghibellin, faccian lor arte sott'altro segno; che' mal segue quello sempre chi la giustizia e lui diparte;

Strazïato Eleardo dal conflitto De' sinistri pensieri, asceso in sella, Simile a forsennato errò per vie, Per prati e per arene di torrenti, Chiedendo a medesmo e al ciel chiedendo Che fare omai dovesse. Un forte impulso L'agitava, e diceagli ad ogni istante D'obbedir senza indugio ai sacri detti Del morente Lunello e ai detti d'Ugo, Ridivenendo ghibellin. Ma in core L'astuto angiol del mal gli rinnovava Quel lusinglliero dubbio: E se agli scempi Inevitati di que' giorni atroci, Che forse gettan falsa ombra maligna Sul benefico intento di Manfredo, Succedesser davvero inclite prove D'alto senno in Manfredo e di giustizia, che alla patria giovamento e lustro Per lunga et

Omai puoi giudicar di quei cotali ch'io accusai di sopra e di lor falli, che son cagion di tutti vostri mali. L'uno al pubblico segno i gigli gialli oppone, e l'altro appropria quello a parte, si` ch'e` forte a veder chi piu` si falli. Faccian li Ghibellin, faccian lor arte sott'altro segno; che' mal segue quello sempre chi la giustizia e lui diparte;