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Aggiornato: 11 maggio 2025


Di singolare importanza, per la conoscenza delle intenzioni di Giuliano, è la lettera da lui diretta ad Arsacio, gran sacerdote di Galazia. Eccola: «L’Ellenismo non opera nel modo che noi vorremmo, per colpa di coloro stessi che ne fanno parte. Eppure la situazione è per gli dei splendida e grande, migliore di quanto potevasi sperare. Poichè chi mai avrebbe osato sperare, in breve tempo, una tanta e tale conversione? Ma noi non dobbiamo credere che ciò possa bastare, e chiudere gli occhi al fatto che al progresso dell’empiet

Quali fossero, sotto il rispetto pratico, le intenzioni di Giuliano, nell’organizzazione del suo Politeismo cristianizzato, si rileva da tre importanti documenti, il lungo frammento di lettera ad un ignoto²⁴⁷, la lettera ad Arsacio, sacerdote di Galazia²⁴⁸, e un frammento di altra lettera a Teodoro, per investirlo di un alto ufficio sacerdotale²⁴⁹. Quest’ultimo frammento si crede possa essere unito al primo, così da formare un tutto interrotto da breve lacuna. Esaminiamoli con attenzione, perchè contengono la parte più curiosa della riforma di Giuliano. E qui noi vedremo uno spettacolo strano; un condottiero eroico, un avventuriero audace che scende ai più minuti dettagli di organizzazione ecclesiastica e che scrive delle pastorali, le quali mostrano come egli prendesse sul serio la sua missione di riformatore religioso. È che Giuliano metteva in tutto ciò che faceva una singolare seriet

«Io credeva che i capi dei Galilei dovessero sentire maggior gratitudine per me che per colui che mi ha preceduto nel reggere l’impero. Poichè, regnando costui, molti di loro furono esigliati, perseguitati, imprigionati, e furono uccise turbe intiere dei così detti eretici, così che a Samosata, a Cizico, in Papfagonia, in Bitinia, in Galazia, e in molti altri luoghi, si distrussero dalle fondamenta villaggi intieri. Ora sotto il mio impero, avviene l’opposto. Gli esigliati furono richiamati, e coloro, i cui beni erano stati confiscati, li riebbero per effetto di una nostra legge. Ebbene, essi vennero a tale eccesso di furore e di stoltezza che, dal momento che ad essi non è più dato di tiranneggiare, di continuare le lotte che si erano accese fra di loro dopo che avevano oppressi gli adoratori degli dei, infuriati d’ira, danno mano alle pietre, ed osano agitar le turbe e tumultuare, empi verso gli dei, ribelli ai nostri decreti, che pur sono ispirati a tanta benevolenza. Noi non permettiamo che nessuno sia, contro volont

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