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Aggiornato: 21 maggio 2025
L'amico era intento a disfare il mazzolino delle violette ed a riporre i fiori sciolti dentro una busta grande e forte, una busta da fotografi, per ritratti. Non vieni a tavola? È ora? I suoni della tromba: «Mensa ufficiali!» risposero per Roccaforte. Eccomi! Cacciò la busta coi fiori sotto il guanciale, e si rivoltò.
Nell’atmosfera dove tanta folla respirava si fece un silenzio trepido e grande, mentre i fotografi correvan nel corridoio circolare lungo la palizzata per tramandare ai posteri uno fra que’ mille colpi di spada che resero celebre il taurómaco Bombita.
Erano tre quadretti, pieni di spirito; nel primo la posa, coi fotografi che si davano grande importanza e gli altri negli atteggiamenti più grotteschi; il secondo rappresentava la camera oscura, cioè uno stanzino buio dove misteriosamente i suoi fratelli versavano un liquido sui loro vestiti, invece di versarlo sulle negative; poi finalmente il quadro finale: i fotografi coi vestiti macchiati e con in mano due pezzi di carta che rappresentavano dei personaggi senza testa, o con due teste, i fotografi con tanto di naso, e Maria che si disperava di vederli in quello stato.
I fotografi erano avviliti, e Vittorio si dichiarava vinto e diceva di voler rinunciare alla fotografia, anche per non dare dispiacere alla sorella. Carlo avrebbe voluto la macchinetta di Vittorio per perfezionarsi; ma Maria la prese e la chiuse in un armadio, mentre Angiolina pensava al modo di mettere un pezzettino di stoffa nuova con un rammendo, dove erano le macchie, tanto per non vedere delle faccie scure l'ultimo giorno che restava in loro compagnia. Invece Mario trionfava; aveva ragione di essere nemico della fotografia! almeno coi suoi scarabocchi non sciupava i vestiti e anzi, gi
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