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Aggiornato: 28 giugno 2025
Fu data subito al barone di B. una forte dose di emetico che gli fece rimettere i frutti non digeriti, e lo liberò dallo spirito della fanciulla. Il cadavere di essa, dal cui seno partivano le radici del lampone, fu dissotterrato e ricevette sepoltura cristiana nel cimitero. Il guardaboschi, tradotto in giudizio, ebbe condanna a dodici anni di lavori forzati.
L'uguaglianza di trattamento non impediva ai forzati di avere una grande simpatia per gli inquilini della quinta camerata e di manifestarla tutte le volte che capitava loro l'occasione. Alla mattina e alla sera, per esempio, venti o trenta forzati addetti ai lavori del reclusorio passeggiavano nel cortile sotto le nostre finestre.
Ma, cosa bizzarra, i cinque numeri giocati da lui, uscirono all'indomani! Il prete era morto! Sei mesi dopo, Gabriele era condannato a ventiquattro anni di lavori forzati. L'indomani dell'arresto, il carceriere in capo delle prigioni della Vicaria venne a cercarlo per condurlo nella sua camera. Ecco ciò che era avvenuto.
In essa molto sperava.... Ah che avrebbe dato per indovinare la fine!... per volgere ad un tratto molte pagine del libro della vita! essere cioè a Catania, e veder tutto terminato! Ma la vita è un libro, che si è forzati a leggere poco per giorno, quel poco soltanto, che la Provvidenza destina, e di cui non si può indovinare il termine.
Egli vi era andato preceduto dalla fama di direttore «severissimo», d'un direttore, per esprimermi con la frase di un forzato, che terrorizzava con una disciplina di ferro. Direttore di un reclusorio, egli voleva che imperasse il silenzio assoluto. Il guaio era che gli inquilini di questo bagno penale come lo si chiamava mava prima erano misti: cioè erano reclusi e forzati.
Lungo l'asse che correva al dorso della parete erano parecchi panettoni. Furono dessi che incominciarono a dar vita alla conversazione. Che cosa ce ne facciamo? Non possiamo mangiarceli tutti. E se ne dessimo uno ai poveri forzati? I reclusi del maggio ricevono qualche cosa, hanno forse ricevuto tutti qualche cosa.
I tipi di forzati, che abbiamo conosciuto più da vicino e che possiamo presentare al pubblico come nostri amici, erano i «mozzi» o coloro che adempivano alle funzioni domestiche. Il 129 era il latrinaio un galeotto che riassumeva il suo delitto come un grande artista.
Il conte sorrise. Il duca continuò: Mia moglie e mio figlio mi riguardano... ed all'uopo vi son perfino dei tribunali... Vostra moglie è vedova gridò Adriano andando verso il duca. E se voi non vi rassegnate alla vedovanza sociale, cui le avete fatto, io m'incarico di far eseguire da Dio la sentenza del mondo. I forzati perdono i diritti civili.
A mezzogiorno erano nel reclusorio il prefetto d'Albenga e il sindaco di Finalborgo. Il prefetto parlava loro con grazia. Incominciava i suoi piccoli discorsi così: Poveri sventurati! Ma li terminava dicendo loro che aveva pieni poteri civili e militari. Se non farete silenzio, mi varrò di questi diritti. Fu come una dichiarazione di guerra. Gli occhi dei forzati erano illuminati dalla vendetta.
Nei lavorerii in comune avveniva, per esempio, che i reclusi dovevano tacere e i forzati potevano scambiarsi delle parole sottovoce. Il direttore, per impedire che si mancasse di rispetto al regolamento, fece affiggere un ordine del giorno il quale ingiungeva di farla finita col chiasso. Forzati e reclusi lo stracciarono.
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