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Aggiornato: 13 giugno 2025


Li scuote brutalmente per liberarli, dai puzzi vischiosi e con un gesto vasto fa sbattere, sbattere tutte le finestre di Stazione per la Carnia. Poi parla, parla, ingiuria, fischia, sputa. Ritto in piedi, impreca contro il cielo e chiama alla riscossa tutti i Veneti fratelli. Meraviglioso Vento-oratore! Dove siete, infingardi? Venite! Venite!

Ahi misera! un grande affanno ho sostenuto... E donde vieni tu cosí a cavallo? Noi non mettiamo sella che a mezzanotte. Lungo viaggio cavalcai a questa volta, fino dalla Boemia. Tardi ho preso il cammino, tardi: e voglio condurti meco. Ah Guglielmo! Entra prima qua dentro un istante. Su presto! Il vento fischia ne' roveti. Entra, vieni, cuor mio carissimo, a riscaldarti fra le mie braccia.

I soldati che tornano hanno tutti un'elmo, un fucile preso ai Prussiani; un giovinetto ha un piffero e fischia un'arietta in mezzo agli applausi di tutti. Passano dei prigionieri; tutti gli guardano, ma nessuno alza un grido... il popolo sente la generosit

Tutti ci sentiamo commossi: un guardatreno grida: Vive Galibardi... nessuno risponde: in quell'istante ogni evviva era superfluo: la vera grandezza disdegna le facili manifestazioni del volgo. Il Generale è in carrozza: la locomitiva fischia: siamo in movimento.

Il cavallo, all'approssimarsi del padrone nitrisce di gioia: il leone del serraglio ruggisce quando qualche ragazzo imprudente sfrega con la mazza il suo gabbione di ferro: il cane si lamenta quando il padrone lo lascia solo in casa e il passerotto fischia all'avvicinarsi della mamma, che gli porta il cibo.

Nient'affatto, signora, riprende il mio vicino. Dio me ne guardi! Ma allora perchè si fischia a Napoli il Pisanelli, si d

Quando il nembo s’addensa, e il vento indomito Fischia, e pei boschi impazza la bufera, E rossi lampi guizzano Su ne l’accesa vôlta, Con la procella minacciosa e nera Tu soffri e gemi, nei ricordi avvolta.

Eccoli in viaggio, alla scoperta dell'ignota bellezza. Il vento fischia nel sartiame; la tempesta assale il naviglio; il masso di Gibilterra torreggia spaventoso frammezzo alle brume; Goffredo Rudel non ode il fischio del vento; non bada ai marosi che invadono la coperta, e canta dolcemente d'amore.

Chidomandò ella. Chi! chi! Alpinolo. Signor no... ho gran paura... Dio nol voglia, ma qualche disgrazia deve certo essergli accaduta. Un animo me lo fischia all'orecchio. Povero giovane!» E fra il così dire, dava pure qualche sguardo sospettoso e di sottecchi a quell'ignoto, ripensando in che gran bestia l'avea veduto la sera antecedente.

Parola Del Giorno

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