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Aggiornato: 3 giugno 2025


E cosí dalle suddette ragioni manifestamente si conosce che il cavar le fatture dal corpo delle monete, cosí d'oro come d'argento, è cosa che torna in grandissimo danno a tutti, e a richi ed a poveri; imperoché il valor di esse sempre cresce per le giá dette spese, in luogo del pur'oro ed argento fino che nelle monete esser dovrebbono.

E cosí sta il fatto della maggior parte delle monete di molte cittá e province, nelle zeche delle quali da esse monete sono state e sono cavate le fatture. E da questo essempio si può conoscere se fia possibile conteggiare giustamente per conto delle monete con simili ordini fatte e usate. Breve discorso sopra il detto essempio.

È ben vero che, osservando quanto in questo Discorso si propone, verranno levati via quattro capi molto dannosi. De' quali il primo è che non si caverá mercede alcuna di fatture dal dosso o corpo degli istessi oro ed argento coniati, come da molti anni in qua e sinora si sono cavate.

E per le fatture, lire 132 soldi 5, e venivano valutate soldi due denari 6 l'una, che sono in somma lire 914 soldi 5. Ma, tassandole alla rata del fino che vi è dentro in ragion com'è detto, ciascuna d'esse vale soldi 2 denari due o circa, e fanno in somma lire 792.

E se quello che fará fare qualch'opera con oro e con argento grezo, over con monete nei valori delle quali sono comprese le fatture, pagherá le fatture di essa; e, volendola poi ridurre o ritornare in monete per prevalersene per conto suo, perché non è il dovere ch'egli paghi le fatture, come se volesse far fare, di essi preciosi metalli grezi, o di monete, collane o vasi o simili, essendoché nel fare e l'uno e l'altro tutte sian fatture?

E quantunque alcuni dicessero che il cavare le fatture dal corpo delle monete sia cosa trovata per publica commoditade, nondimeno, essendo tutto l'opposito, di ciò ne tratterò nel capitolo XLII.

Voi qui mi direte che in queste monete egli perderá quel tanto di argento o di oro quanto importano le fatture, e che perciò egli non avrá poi la medesima quantitá del puro e fino, come di sopra si è detto.

Onde poi ne seguirebbe ch'essi piglierebbono molto meno, per conto delle loro mercedi, debite per le fatture dei danari, di un tanto per libra, da coloro che mettessero gli ori e gli argenti in zeca per farli coniare, di quello che ad essi zechieri fosse concesso per capitulazioni dai superiori di poter tôrre, quando che non fosse dato loro annuo salario o provigione alcuna.

Perché questi tali sempre cercheranno di spendere o contrattare i loro danari cosí fatti o in mercanzie o altre robbe, over in far cambi di monete o altro con vantaggi, per riavere le suddette fatture ed anco i debiti laggi.

Dalli suddetti essempi si può vedere ch'essendo fatte le monete con simili ordini, cioè che siano cavate le fatture dal corpo di esse e poi, togliendole per li valori cosí dati loro, non si riceve il debito argento fino, qual essere dovrebbe nelle monete in proporzionata concordanza; onde si conosce che, se osservati saranno gli ordini proposti, si piglierá la debita e real proporzione del fino argento, in cambio del giá nominato per lire, soldi e denari, e, se bene si nomineranno lire, soldi e denari, si piglierá con effetto l'argento fino coniato per il suo giusto peso e valore.

Parola Del Giorno

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