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Ermenegilda ride ed alle genti dice: Mirate cosa portentosa! Costor son tutti innamorati spenti di questa sfinge zoppa e mostruosa. Un tal disprezzo franco di se stessa le faceva d'amanti quella pressa. Era giunta Ermellina senza gale, grassotta, allegra, semplice e sincera; e col marito Aldabella morale, con l'occhio in guardia, ruvida e severa.

Ermenegilda Galega è venuta, orrida, nera, sperticata e lunga, zoppa dal manco piè, sicché saluta tutti alla parte manca, ov'ella giunga. si de' creder ch'ella venga muta, per storpio od orridezza che la punga, perch'è un'indiavolata di Galizia, piena di foco, d'arte e di malizia. Aveva seco quindici serventi, tutti gelosi di bella rosa.

E fulminò con uno sguardo tale la signora Placida e la signorina Ermenegilda.... che in men di un baleno scivolarono e scomparvero dietro l'uscio da cui erano uscite. Vi accompagno fino al presbiterio, disse Bazzetta offrendomi il braccio. E ci incamminammo. Che bella sera, che tramonto fatto per i pittori e per i poeti! Il paesaggio appariva e non appariva.

Oh! che uomo! ..... Omo! E continuava la signora, il piccolo Ignazio, l'abatino che pranzò ieri con voi, è figlio spurio del sindaco e questo non ve lo ha detto, e sua madre era la sorella di Mansueta.... e il signor de Emma.... Zitta! sclamò Ermenegilda, additando l'impennata della farmacia. Bazzetta riapparve. Ho dimenticato l'astuccio dei zolfanelli.