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Noi eravam dove più non saliva la scala , ed eravamo affissi, pur come nave ch’a la piaggia arriva. E io attesi un poco, s’io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: «Dolce mio padre, , quale offensione si purga qui nel giro dove semo? Se i piè si stanno, non stea tuo sermone».

Lo mio maestro e io e quella gente ch'eran con lui parevan si` contenti, come a nessun toccasse altro la mente. Noi eravam tutti fissi e attenti a le sue note; ed ecco il veglio onesto gridando: <<Che e` cio`, spiriti lenti? qual negligenza, quale stare e` questo? Correte al monte a spogliarvi lo scoglio ch'esser non lascia a voi Dio manifesto>>.

Un amen non saria potuto dirsi tosto cosi` com'e' fuoro spariti; per ch'al maestro parve di partirsi. Io lo seguiva, e poco eravam iti, che 'l suon de l'acqua n'era si` vicino, che per parlar saremmo a pena uditi. Come quel fiume c'ha proprio cammino prima dal Monte Viso 'nver' levante, da la sinistra costa d'Apennino,

Talor parla l'uno alto e l'altro basso, secondo l'affezion ch'ad ir ci sprona ora a maggiore e ora a minor passo: pero` al ben che 'l di` ci si ragiona, dianzi non era io sol; ma qui da presso non alzava la voce altra persona>>. Noi eravam partiti gia` da esso, e brigavam di soverchiar la strada tanto quanto al poder n'era permesso,

Talor parla l'uno alto e l'altro basso, secondo l'affezion ch'ad ir ci sprona ora a maggiore e ora a minor passo: pero` al ben che 'l di` ci si ragiona, dianzi non era io sol; ma qui da presso non alzava la voce altra persona>>. Noi eravam partiti gia` da esso, e brigavam di soverchiar la strada tanto quanto al poder n'era permesso,

ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi, e l'altre che quel mare intorno bagna. Io e compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov'Ercule segno` li suoi riguardi,

57 Tutti eravam intenti al caso nostro, che non avemmo gli occhi agli altrui fatti. Io mi rivolsi al grido; e vidi il mostro che gi

Gia` eravam da la selva rimossi tanto, ch'i' non avrei visto dov'era, perch'io in dietro rivolto mi fossi, quando incontrammo d'anime una schiera che venian lungo l'argine, e ciascuna ci riguardava come suol da sera guardare uno altro sotto nuova luna; e si` ver' noi aguzzavan le ciglia come 'l vecchio sartor fa ne la cruna.

'O virtu` mia, perche' si` ti dilegue?, fra me stesso dicea, che' mi sentiva la possa de le gambe posta in triegue. Noi eravam dove piu` non saliva la scala su`, ed eravamo affissi, pur come nave ch'a la piaggia arriva. E io attesi un poco, s'io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: <<Dolce mio padre, di`, quale offensione si purga qui nel giro dove semo?

Un amen non saria potuto dirsi tosto cosi` com'e' fuoro spariti; per ch'al maestro parve di partirsi. Io lo seguiva, e poco eravam iti, che 'l suon de l'acqua n'era si` vicino, che per parlar saremmo a pena uditi. Come quel fiume c'ha proprio cammino prima dal Monte Viso 'nver' levante, da la sinistra costa d'Apennino,