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Aggiornato: 11 giugno 2025


Vittorio D'Arèba era commosso, con gli occhi pieni di lagrime che gli velavano l'opera sua. Intanto il critico, continuato a profondersi in elogi, a sviluppare ampiamente il concetto risultante da quella tormentata figura, domandava all'artista: Tu dunque non hai pensato niente di tutto questo? Niente! Benissimo.

Il modesto erudito, che intorno a quel lavoro aveva speso tanti anni di pazienti e costose indagini, esultava a questi elogi.

Eran danari quelli che cominciò a riscuotere ogni mese, senza contare i regali che fioccavano. Il furbo conosceva i suoi polli: ricevuto un regalo dal tale, lo annunziava con grandi elogi, come per mostrare la sua riconoscenza a tante gentilezze contro i suoi meriti; che i gonzi invasi dalla furia dell'orgoglio, facevano a sopraffarsi, con quanto gusto del prete ognuno immagini.

Era un bravo giovane, col quale il cugino passava piacevolmente qualche ora, ciarlando dei parenti, e delle faccende del giorno, e poi ne scriveva a sua madre gli elogi. Silvio avrebbe potuto imparare dalla conversazione del giovine ufficiale come si deve servire il paese, ma preferiva giocare alle boccie coi birichini del villaggio.

Tutti approvarono il disegno del principe, tutti fecero plauso alla sua idea, e un momento dopo nelle sale della Stampa non si parlava d'altro che del principe della Marsiliana e del nuovo teatro. Come si deve chiamare? domandò il principe a Maria quando gli elogi furono cessati. Come vuole; il nome non fa nulla. Lo chiameremo "La Fenice" in memoria della sua Venezia, rispose il principe.

Certe volte il mestiere lo insegnava ai viaggiatori che gli sedevano vicino, e allora erano sperticati elogi delle sue bestie, quattro agnelli, ciac, ciac, che non occorre toccarli mai. Coi signori, tutta gente scribacchina, chiamava penna la frusta e calamaio l’astuccio di cuoio dove riporla in riposo, e via discorrendo.

Ecco la nostra brava contessina disse il vecchio cappellano, toccandola leggermente col lungo ramo che teneva in mano Chi mi parlava di lei, ieri, con mille elogi? ah, il signor Cresti del Pioppino; anzi vuole che un giorno vada da lui a mangiar la polenta al Pioppino, Pare che abbia in aria dei progetti... diplomatici... e col movimento delle sue dita magre e lunghe con cui accompagnò nell'aria quella parola, di...plo...matici..., fece capire che sapeva qualche cosa.

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dell’esule

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