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Aggiornato: 16 giugno 2025


Gli occhi si chiusero lentamente, i muscoli contorti della faccia si distesero, e il capo mi si appesantì su le braccia, chinandosi da un lato! Mia madre, ritornata con due guanciali, volle insinuarli ella stessa sotto la testa del babbo, ignara dell'irrimediabile disastro; ingannata anche dall'apparente tranquillit

Un anno durò quella marcia, e il deserto si esaurì e le sue Oasis si perdettero in lontananza e apparvero fiumi, territori fertili, valli di paradiso. Tutta la preistoria fu attraversata e il deserto ricomparve, i monti si drizzarono vergini ed inaccessibili, i laghi si distesero immensi come mari non ancora solcati dall'uomo, tutte le fiere passavano fuggendo dinanzi agli occhi del viaggiatore. Uccelli strani dai colori incredibili e dalle immense ali si libravano attoniti sulla sua testa, le nuvole degli insetti urtavano nel suo volto, le serpi scivolavano sotto ai suoi piedi. E avanti avanti: la febbre entrata nel sangue dell'intrepido viaggiatore glielo bruciava la notte e glielo gelava il giorno. Ma la marcia proseguiva sempre. Le centinaia e le migliaia di chilometri restavano dietro a lui; il centro era oltrepassato, un'altra spiaggia e un altro oceano lo attendevano. L'Africa era vinta, la gloria conquistata, L'Italia aveva scoperto un nuovo mondo. Il viaggiatore, che si sentiva morire, voleva vivere; l'anima gli raddoppiava le forze. Le ultime tappe furono senza dubbio sublimi di eroismo. Lacero, sfinito, marciava sempre; adesso contava i giorni, e la distanza scemando sembrava aumentare alla sua impazienza. Morire allora sarebbe stata una indegnit

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