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Aggiornato: 6 giugno 2025


Zola ci racconta, che essa morì di vaiuolo al Grand Hôtel a Parigi, in quei giorni in cui i Francesi, ebbri di certezze gloriose, che dovevano mutarsi in disastri incredibili, passavano in folla sui boulevards gridando in cadenza:

Che terribile creatura era ella dunque? Aveva bisogno di sangue umano per le sue orrende incantagioni? Forse! mi era fuggito. Ma sentivo che mi spingeva furiosamente verso l'abisso, verso la morte. Chi sa di quanti altri disastri era colpevole!.... Ed io non volevo morire! Amarla, possederla volevo, sentirla tremare sotto la forza della mia volont

Se senti il tuono, se vedi lampeggiare il cielo della tua famiglia, informati dagli amici, dai conoscenti, se non sovrasta una procella. Quanti infelici di meno, quanti minori disastri nelle famiglie, quanti meno cassieri fuggiti all'estero e quanti meno suicidi sulla tavola anatomica; se noi dessimo alla donna, più larga parte nella nostra vita di pensiero e d'azione!

Queste bische si moltiplicarono talmente verso la fine del XVII secolo, che la polizia fu obbligata a ricorrere a misure straordinarie per rimediare ai disastri prodotti dalla passione del giuoco.

Peggio poi se viaggia in ferrovia: non parla che di disastri, di scontri, di frane che hanno sepolto interi convogli; che i compagni, specie poi se donne, si sentono venir la pelle di cappone. Se si d

Interrogo difatti varie persone e tutte mi rispondono, facendo voti per la pace, e arrivando perfino a confessare che preferiscono la caduta della repubblica a nuove guerre e a nuovi disastri. Ah!... Francia, Francia come sei caduta nel basso: perché non ritrovasti in tanto sterminio l'eroismo di Missolungi?... Io non ti posso stimare.

E proseguì: Generale, i disastri di Caiazzo e d'Isernia sono le tinte scure che danno risalto alla luce delle vostre vittorie, e provano che si vince solo quando voi guidate. Fistolo! io esclamai. Non ti sapevo così perito nell'arte del cortigiano. Sembri un gentiluomo di camera di Luigi XIV.

La morale si vela la faccia in mezzo a quella gente. Io non mi preoccupo ove sia la giustizia. Io non calcolo che questo: la regina Bianca è un vituperio; il principe di Tebe un flagello. Il vituperio ricade sur una regina; il flagello si abbatte sur una nazione. Dei due disastri, scelgo il minore. Qual re al mondo, d'altronde, può affermare: questo figliuolo è mio?

Il Mazzini, che era venuto in Italia a spingere i suoi fra i volontarî di Garibaldi e a prestare tutta l'opera sua per rinfocolare i santi entusiasmi; dopo gli inesplicabili disastri, l'armistizio, l'ordine al Garibaldi di ritirarsi dalle forti posizioni conquistate nel Trentino, nulla più potendo, ritornava in Lugano.

Non valeva la pena di far l'Italia, quando chi l'ha fatta deve fallire! Nora non gli badava più: aveva capito questo: che si era compromessa, che le centocinquemila lire occorrevano assolutamente, subito, o anch'essa sarebbe stata travolta negli scandali, nei disastri della Cisalpina, e questa volta rovinata interamente, irreparabilmente, rumorosamente.

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