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Aggiornato: 2 maggio 2025
LIDIA. Amasia, conservatrice della mia vita, Cintio è vostro amico e vicino, e volendo voi potreste aiutarmi. AMASIO. La difficultá grande mi spaventa, l'amor che vi porto è piú grande: farò ogni cosa per amar vostro, mi sforzerò far ufficio che ne restiate sodisfatta. LIDIA. Deh, non mi ponete in falsa speranza!
Né qui si dee alcuno maravigliare come io mi sia posto in questa fatica, nella quale per i tempi passati tanti altri, piú di me svegliati e di tal maneggio studiosi e prattici, non hanno avuto ardire d'implicarsi, percioché, forse da questi essendo stato conosciuto con quanta difficultá si possano le giá permesse usanze dal mondo levare ed in vece loro nuovi riti ed ordini introdurre, non hanno voluto in questa impresa ingerirsi.
Si come le condizioni che si dissero di Venezia si applicano a esito, e si è declarato donde procede l'introito; cosí all'incontro le condizioni di Napoli importano introito senza esito, e perciò bisogna risolvere con difficultá perché non si ritrova né in tutto né in parte detto introito, come è notorio: lo che è di maggior maraviglia della prima.
Resta dunque resolutissima la difficultá perché, estraendosi ogni anno dal Regno la valuta di detta somma, non vi sia mai moneta per rispetto di detto introito.
Sí che da quanto si è detto resta resolutissima la detta difficultá, come non si ritrovino denari in Napoli a rispetto delle predette condizioni, anzi esser maraviglia come ve ne sia quel poco che vi è; e che non lo cambio alto o basso sia causa della penuria o della abbondanza, ma le cause predette della penuria, alle quali bisogna ritrovare altro remedio che del cambio predetto; del qual si dirá apieno nella seconda e terza parte.
LAMPRIDIO. Oh con quanta difficultá s'acquistano le cose e come poi facilmente si perdono! il mio giorno ha visto la sera al far dell'alba. PROTODIDASCALO. Ricordati questa mane che per la via una sinistra cornice, oscine inauspicato, crocitando per onomatopeiam, «apò tû onomatos» idest «nomen», et «poios» quasi «factum», idest «factitium nomen» ti predisse con infausto omine questo fatto.
Dal che resta resoluta la difficultá perché Napoli sia povera d'oro e argento, ancorché vi sia esito di robbe per fuora Regno da circa milioni sei l'anno.
Al che risponde, dicendo questa difficultá esser vana, per aver dimostrato con ragioni demostrative tutti gl'inconvenienti nascere dall'alto e disordinato cambio, e, dovendosi remediare a questo, non fa il caso l'interesse d'alcuni particolari.
Al che si potria dire che, essendosi tutte sue ragioni resolute, e fattosi conoscere che niuno disordine apporti al Regno il cambio alto o basso, che resti la difficultá risoluta.
La sesta difficultá, che dice aver ritrovata ed essere di molta considerazione, ciò è che li negozianti di Regno e altri luochi non vorriano piú comprare le robbe per cavarle fuora, per il mancamento del guadagno del cambio; poiché, essendo cresciuto in Regno il prezzo delle robbe, con portarle fuora non si guadagna fuorché nel cambio, il quale tolto, si lascia di comperare.
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