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Aggiornato: 4 luglio 2025
Il risultato di quella guerra, che costò tante nobili vite, è noto; e l'Europa ne risente ancora i tristi effetti . Il Piemonte ottenne la soddisfazione di presentare al Congresso di Parigi il famoso memorandum cavouriano al quale gli scrittori di parte attribuirono tanta importanza. Ma l'effetto del prendere in tal guisa un posto umile e tollerato intorno al tappeto verde della diplomazia imperante, fu di legare da quel tempo in poi il Cavour alla vacillante e personale politica di Napoleone: nulla più faceva senza il beneplacito suo, pronto a soffocare qualunque tentativo d'iniziativa nazionale quando piacesse all'imperatore da cui pendevano le sorti d'Italia . E per il Cavour quelle sorti è bene notarlo subito si confinavano in un'ingrandimento dello Stato piemontese; chè all'Unit
Ma l'Italia? Era essa condannata a seguire, quasi satellite, i fati di Francia? Non poteva un popolo di ventisei milioni, ridesto a coscienza di libera vita dalle giornate di Milano e dalle eroiche difese di Venezia e Roma, raccogliere l'iniziativa tradita altrove? Padrone del proprio suolo e del proprio avvenire nel 1848, quel popolo non era caduto se non perchè aveva ceduto la direzione delle proprie forze e del moto a mani d'inetti e di tristi, a principi e cortigiani. Bisognava insegnargli che non esistono capi per diritto di nascita o di ricchezza: che soli capi legittimi d'una rivoluzione sono gli uomini che hanno più combattuto per essa: che un popolo non deve mai rinunziare al proprio diritto d'iniziativa, nè confidar ciecamente, nè allontanarsi dall'arena, nè dire a sè stesso: altri far
Per me egli non era solamente il capo dello stato maggiore, esecutore rapido e diligente delle intenzioni del generale in capo e delle nostre; era l'ufficiale nato per la guerra d'insurrezione, dotato di quella potenza d'iniziativa che trova la vittoria dove il nemico, fidando nella scienza tradizionale, non prevede l'assalto, ed al quale io potevo affacciare i più arditi consigli, securo ch'ei non li avrebbe respinti unicamente perchè in apparenza contrarî alle così dette regole dell'arte bellica.
Son questi i sintomi che in ogni paese nel quale ebbe luogo una grande rivoluzione, la prenunziarono. Perchè nondimeno il Paese dura inerte e incapace tuttora d'iniziativa? Il Paese non ha coscienza delle proprie forze. Il Paese vorrebbe cancellato il presente, ma sospetta, per preconcetti errori, dell'avvenire.
Accanto alla questione agraria in Sicilia ce n'è una mineraria ancora più acuta. Nulla per essa, proprio nulla, ha fatto mai il governo italiano, che in questo di tanto si mostra inferiore al governo borbonico. E quanto ci sarebbe da fare risulta dai due progetti d'iniziativa parlamentare presentati l'uno dall'on. Ippolito De Luca e l'altro da me, nonchè dalle proposte della Sotto commissione dei Deputati Siciliani (Di Rudinì, Di San Giuliano, Colajanni). È da notarsi, per aggravare la enorme responsabilit
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