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Aggiornato: 26 giugno 2025


Entrarono tre o quattro persone: una donna con un bambino che soffriva d'occhi, un servo gallonato con una chiamata d'urgenza per un dottore, un artigiano che voleva un pezzo di cerotto per un taglio... Tutti guardavano curiosamente quella signora velata. Ecco disse il farmacista porgendole due boccette, involte in due pezzi di carta. E soggiunse: La ricetta desidera tenerla lei?

Ah, io sentiva in quell'istante come avessi amata la povera Laura Uglio, se per l'incontro d'una donna che le somigliava stranamente, io era colmo di gioia, non più capace di vincere i bizzarri impeti del mio cuore! Non avevo amata che lei, checchè ne dicesse Gian Luigi; e non mi pareva possibile una resistenza in Marta Giustiniani. Perchè non si chiama Laura? domandai curiosamente a Marta.

Buona notte, dunque, finì Lidia, avvicinandosi. Troppo presto, risposi, senza prendere la mano ch'ella mi stendeva. Lidia avanzò la testa curiosamente per capir l'intenzione delle parole e scorgendomi impassibile, colle braccia incrociate sul petto, diede in una risata argentina... Che cosa vuol dire?... domandò.

Una bell'accolta di provinciali, in quel salotto, curiosamente impacciati di sedersi in un divano a molle e di prendere il col latte: per giudicarli, bastava un'occhiata ai colori onde le signore si pavoneggiavan nelle vesti, e alle cravatte degli uomini. Se queste son le tue nuove conoscenze, mi congratulo della scelta, dissi a Lidia sottovoce.

E con un rapido moto di tutta la persona si tolse dalla stretta di Paolo, si levò in piedi, mentr'egli, esausto e beato, s'abbandonava inerte contro la spalliera del lettuccio. Paolo rimase così, con gli occhi chiusi e un gran sorriso su la bocca. Essa lo guardò un istante curiosamente, poi, di un balzo, fuggì dal salotto per la porta ond'era entrata.

Tutti gli corsero curiosamente intorno, abbandonando il ciuco che era stato medicato e non divertiva più, Pietro si dibatteva ed ululava sommesso, e dalla bocca gli usciva una schiuma bianca. È il brutto male, disse l'ortolano dal ciuco. È l'epilessia, corresse il cameriere elegante, ripulendo il temperino nel grembiule del guattero.

Il conte Borromeo, come tutti gli altri astanti, andava contemplando curiosamente Falco, a cui l'ardito portamento, la fierezza, sebbene alquanto mitigata, della guardatura e dei lineamenti, il giaco di maglia che portava sotto la schiavina da rematore, i pugnali infissi nella cintura, e la rete d'acciaio che gli copriva il capo davano il più marcato aspetto d'un formidabile pirata.

Ma superiore alla somma dell'imbarazzo e dello stupore era un altro sentimento, esagerato, di sogno: la vergogna di andare attorno, a quell'ora mattutina, con lo «smoking» serotino. Mi pareva che tutti i passanti mi guardassero curiosamente, che gli stessi gendarmi mi tenessero d'occhio, insospettiti. Come avrei fatto se mi avessero fermato e chiesto le mie carte?

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