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Aggiornato: 18 maggio 2025
La decisione d'imbarcarsi, di uscire da quella squallida solitudine, andando incontro a nuovi combattimenti da giganti, dovette essere una terribile scossa per l'anima di Napoleone, simile a quella di Cesare, quando passò il Rubicone. Certo fu uno di quei tratti disperati che si qualificano a seconda dell'esito, o come audacemente eroici e grandi, o come folli ed avventurosi. Tali momenti, nei quali un uomo deciso va incontro al suo destino a corpo perduto, conquistano tutto il nostro interesse, e, se l'impresa riesce, l'audacia stessa sembra che raddoppi la grandezza dell'eroe. Simile a quel Fernando Cortez, che lasciò bruciare dietro a sè i bastimenti, ci appare ora Napoleone, ed in verit
I preti dei Messicani al tempo di Cortez, i sanguinarii druidi dei Celti al tempo dei Romani ed i Papas Greci ai nostri tempi, tutti si consacrano ai più orribili martirii sostenendo le cause del loro popolo. Ed il prete italiano? Sempre traditore al suo paese, fosse esso invaso dai Turcomanni! Il contegno dei poveri frati della Gancia fu lodevolissimo.
Quando Cortez sbarcato al Messico abbruciò le navi, quando i mille di Marsala sbarcando in Sicilia abbandonarono i loro piroscafi al nemico, si tolsero ogni speranza di ritirata e tale risoluzione fruttò il contegno trepido delle due spedizioni. Ma la vicinanza di frontiere amiche è stata spesso causa di defezione nelle fazioni degli italiani.
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