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Aggiornato: 18 maggio 2025
La censura, severissima a' quei tempi di austriaca dominazione, eccedeva di rigore con lui. Gli era vietato di rappresentare molti drammi consentiti senza scrupolo agli altri capocomici. Si mutilavano inesorabilmente dalle poche produzioni a lui permesse tutti quei brani che potevano suscitare, per effetto della sua potente declamazione, degli entusiasmi pericolosi. Era vano.
Galeotto era chiuso nel Borgo e i Genovesi padroni della vallata; cedesse adunque, accettasse i patti larghissimi da lui consentiti a un così prode nemico, e co' suoi occhi medesimi, nel tragitto dalla Marina al Borgo, si sarebbe sincerato della sfidata condizione in cui era. Antonio ben vide che non gli restava altro scampo e si arrese.
«Voi sapete, o signori, quale fra le diverse opinioni fosse prima ad uscire da quei limiti consentiti di discussione. Voi sapete che mentre la opinione alla quale si onorano di appartenere i segnati qui sotto si manteneva tranquilla e pacata sull'arena della persuasione mentre insisteva essa sola sul terreno legale assicurato da voi e v'appoggiava in ogni occasione e con ogni sforzo mentre esagerava, a proprio danno, la virtù di moderazione, altri più impaziente, perchè men sicuro di giusti argomenti, infervorava nella questione tanto da mutare quasi in lotta la discussione, in minaccia la parola amica. A voi toccava, amati siccome eravate, inframmettere una parola conciliatrice; e non lo faceste. Più dopo, uomini d'alcune provincie, traviati a partiti illegali, pericolosi, tentarono apertamente lo smembramento dell'unit
Le provocazioni e i fatti analoghi furono a centinaia ed ebbero sempre risultati identici. Dal gennaio 1893 al gennajo 1894 le dimostrazioni pacifiche, gli scioperi legali si seguono e si ripetono in ogni angolo dell'isola e si alternano e provocano violenze e abusi della polizia; e non di rado queste violenze e questi abusi precedono e provocano le dimostrazioni, che in molti punti si ripetono e si alternano con quelle provocate dall'esorbitare dei dazî comunali. L'esercizio dei diritti consentiti dallo Statuto parve tramutato in un tranello teso alla buona fede dei cittadini che finiva sempre colla violazione di tutte le leggi da parte delle autorit
«Era il meno che si potesse chiedere in un caso di vera guerra civile, ed era chiesto per legge. Le condizioni nel 1862-63, adunque, erano più gravi che nel 1894; eppure i provvedimenti eccezionali, furono assai meno rigorosi di quelli del 1894: ai briganti si consentì la difesa civile negata ai socialisti, e quei provvedimenti infine furono consentiti preventivamente dal Parlamento.
Gli stessi giuochi leciti, consentiti da Re e da Vicerè, compreso il Caracciolo, eran tutt’altro che innocui, e bisognerebbe sapere che cosa ci fosse sotto, se gli scacchi, stati introdotti dal Fogliani, destavano tanto entusiasmo nelle conversazioni nobili e civili, come non sarebbe inutile ricercare perchè infiniti proseliti contassero i tarocchi, fatti conoscere dal Vicerè Gaetani di Sermoneta.
Grandi i privilegi del cittadino palermitano. In bocca sua poteva stare l’orgoglioso motto: Civis romanus sum; ed egli, messo in una posizione superiore, quasi di razza, al regnicolo, ne profittava per ottenere uffizî pubblici non consentiti ad altri siciliani, godere preminenze solo dovute ai nativi della Capitale. Al che vuolsi anche aggiungere che a condizione eguale di altri, egli era trattato eccezionalmente con una procedura di particolari sottintesi e distinzioni. Un prosecuto palermitano era sicuro che il fisco non gli metterebbe le mani addosso senza aver prima ottemperato al tale o tal altro articolo di legge. D. Gaetano Pensabene, imputato di omicidio e gi
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