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Questa sera, finita la rappresentazione, e mentre si ride ancora delle legnate con cui Fasolino ha accoppato i ladri assissini, la vecchia manutengola, l'usciere che va a citarlo, i gendarmi che vanno ad arrestarlo, i giudici che vorrebbero condannarlo, la signorina Wilson mi ha detto: Come sono stata felice! E come è delicato, Lei, signor Morelli!

Anche lui come gli altri!... Ma Giorgio, l'uomo leale e onesto, non poteva lasciarsi vincere dallo stimolo di un capriccio, di un affetto volgare; egli conosceva Maria troppo a fondo per poter credere, per poter sperare il più tenue ricambio; dunque... dunque Giorgio doveva trovarsi dominato da una forza irresistibile, che non gli permetteva più di ragionare, di vincersi; che lo rendeva misero, infelice, e forse, invece di condannarlo, avrebbe dovuto compiangerlo!... Egli non aveva ancor detto una parola che potesse offenderla, ma le sue premure si facevano sempre più insistenti e palesi; e Maria volle fuggire di nuovo.

Veniamo alla restaurazione: fino alla battaglia di Novara ben altro sonarono atti, e parole: il Guerrazzi difendendosi da capitale accusa disse averci pensato anco prima; ma da quando in qua si pretende, che un uomo in simile stato somministri argomento ai suoi giudici di condannarlo? Certo, io lo confesso alla scoperta, un uomo della sperienza del Guerrazzi, dovea sapere che ciò non gli sarebbe stato creduto, e non lo avrebbe salvato, però era non pure animoso ma savio dire addirittura come la faccenda stava. Però se consideriamo la quasi quinquennale prigione, il tedio, l'epilessia che lo assalse, egli è più onesto desiderare, che lo facesse, che giusto accusarlo di non averlo fatto. Dopo la battaglia di Novara ci pensò, e fece bene: questo era il suo disegno, che parte compì, e parte rimase interrotto. Parlo cose a tutti note, da centinaia di testimoni attestate, da copia infinita di documenti fatte sicure. Solo la calunnia finge ignorarle, e la slealt

Bisognava quindi arrestarlo e condannarlo. Difficolt

E don Gualtier nel mio romanzo voglio che sia preso da birri in una piazza, posto in berlina, al petto con un foglio che dica: «Stuprator d'una ragazza»; ché ad ogni modo ha riscosso e fa imbroglio, ed ha condotto un mio pari alla mazza. Nel mio romanzo la berlina è poco: vo' rallegrarmi a condannarlo al foco.

La passione traboccava dalle parole di Giorgio, e la povera donna, combattuta da tanti e così opposti sentimenti, sorpresa in un momento di abbandono, vinta quasi da una persecuzione così spietata, eppur così cara, credette d'intravedere nell'uomo che le parlava un linguaggio così eloquente per il suo cuore, tutta la storia dei suoi propri dolori, delle stesse sue gioie; non ebbe il coraggio di condannarlo e nemmeno la forza di farlo tacere.

Non potè approvare un tale operato, ma non osò neppur condannarlo. I suoi fratelli nella fede. Ed il governo? domandò. Ha soffocato la rivoluzione. Quali misure intende di prendere? Non lo so. Egli fa una pausa lunga, lunga, nella quale riflette.

Di tratto in tratto le filippiche eloquenti di suo marito riuscivano a scuoter lo scetticismo di Diana. Se fosse vero? Se realmente gli ardesse in cuore la sacra fiamma del bene? S'egli fosse realmente destinato a grandi cose? Che scusa avrebbe avuto ella, sua moglie, di condannarlo come ambizioso?