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Aggiornato: 23 giugno 2025
Nel combattimento del 9 si distinsero il marchese Patrizi comandante la 2ª Sezione composta di perugini e di marchigiani che si comportarono da eroi; combatterono da prodi veterani i bersaglieri romani comandati dal Tittoni ed il 1º battaglione della 3ª sezione composta di romagnoli; ebbe il cavallo ucciso e riportò ferita il maggiore Diamilla-Muller aiutante di campo del generale Ferrari mentre conduceva al fuoco due compagnie.
Il giorno 8 di giugno, dopo un accanito combattimento di tre ore i francesi sloggiarono gli austriaci, comandati dal Principe di Sassonia ed occuparono Melegnano. Il giorno 10 gli austriaci sgombrando Lodi batterono in piena ritirata sulla sinistra dell'Oglio. Il giorno 16 occupate forti posizioni dietro il Chiese attesero di piè fermo gli alleati.
Mentre avvenivano questi fatti, gli austriaci in grandi masse, comandati dall'Arciduca Carlo, dalle alture di Montebello dimostravano, coi loro movimenti del 19 maggio proseguiti il 20, essere loro intenzione di stringere in un cerchio di ferro e di fuoco la 1ª divisione dell'esercito francese, comandata dal generale Forey, prima che fosse riunita ed in ordine di battaglia; bisognava ad ogni costo arrestare il movimento girante delle grandi masse nemiche.
Ancona non si arrese; ma continuò la difesa colla forza rinnovata dalla disperazione. Il 15 giugno, trecento uomini comandati dai capitani, Gervasoni, Gigli ed Ornani, cuori ardimentosi, assaltarono Monte Marino alla baionetta; i nemici furono messi in rotta e l'altura rapidamente occupata.
A Curtatone e a Montanara erano 5 mila Toscani con pochi Napolitani a guardia del Mincio comandati dal valentissimo generale Laugier, di questo pugno d'uomini il Maresciallo Austriaco coi suoi 15 mila che loro mandava contro credeva di averne ben presto ragione.
I pochi ma valorosi Valtellinesi si ritiravano calmi e combattendo, ma arrestati dal Medici in una forte posizione a cavallo della strada, quel pugno d'uomini per oltre un'ora oppose valida resistenza, finchè raggiunto da altra compagnia di Valtellinesi comandati dal capitano Strambio gli austriaci furano costretti a ritirarsi.
Dopo quattr'ore di cammino, arrivammo sulla riva del Sebù, dove venti cavalieri dei Beni-Hassen, comandati da un bel ragazzo di dodici anni, figlio del Governatore Sid-Abd-All
Da Talamone, comandati dal colonnello Zambianchi, si staccarono una sessantina di giovani per sollevare le popolazioni soggette al papato, e coll'oggetto di distrarre i nemici e cagionare una diversione. Tale spedizione, benchè poco fortunata, non mancò di confondere i governi Italiani sulle reali intenzioni dello sbarco dei Mille . Il governo però non mancò di punirlo per la sua condiscendenza.
Gli uomini delle tre righe erano disposti l'uno dietro all'altro alla distanza di un passo. Gli esercizi erano comandati alla voce o con il tocco del tamburo, e si dovevano eseguire all'ultima parola del comando che il campione doveva pronunciare breve e forte, oppure al termine del tocco seguendo l'esempio dei sottufficiali o dei campioni medesimi. Gli esercizi del reggimento erano preceduti dal riconoscimento, o formazione delle unit
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