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Aggiornato: 10 giugno 2025
Consapevole com'ero di tutti gli elementi che potevano comporre quel processo, e dei mezzi adoperati a raccoglierli, e del criterio seguito nel coordinarli; delle intenzioni, insomma, che guidavano coloro che lo avevano imbastito e imposto, scrissi nella prima edizione di questo libro tre mesi avanti che cominciasse il dibattimento le seguenti parole: «La grandiosit
Donna Matilde. Sfido! Perché lei non può conoscersi in me com'ero alla sua et
Dispiacente di dover mortificarlo confessandogli la mia involontaria distrazione, balbettai poche e sciocche parole ammirative, incapace com'ero di precisar meglio le mie impressioni. Hai voluto fare un gentile sacrifizio, egli disse. Te ne sono grato. Non era il momento più opportuno; capisco lo stato dell'animo tuo. E se in qualche modo ti ho giovato.... Non so esprimerti quel che ho sentito.
«Col cuore palpitante m'avvicinai alla porta e dico il vero, con un certo presentimento inquietante che m'avea preoccupato tutta la sera. «La porta d'entrata era chiusa col saliscendi e facilmente apertala, traversai il cortile, e, pratico com'ero, m'avviai all'entrata d'un salone, apersi pure ed ivi trovai donna Rita addormentata profondamente su d'un seggiolone.
Non capite nulla! Per mia figlia intendeva me; me com'ero allora! Belcredi. Ah, questo è contagio! Questo è contagio! Ma che contagio! Sciocco! Belcredi. Scusate, siete stata mai sua moglie, voi? Vostra figlia, nel suo delirio, è sua moglie: Berta di Susa. Donna Matilde. Ma perfettamente!
Avete mai veduto New-York mi domandò la signorina Mary in tutta la sua lunghezza percorrendola coll'elevated railroad dal Battery Park fino ad Harlem? È una gita molto interessante: vi sono da vedere delle cose curiose, ignorate dagli stranieri. La faremo insieme dopodomani, che è domenica? Con vivissimo piacere risposi, desideroso com'ero di studiare la grande citt
All'uscir dalla chiesa, colla mente tutta occupata dall'immagine del solenne santuario, incontrai una lunga fila di carri carnevaleschi, preceduti da una banda musicale, accompagnati dalla folla e seguìti da un gran numero di carrozze, che andavano verso il Coso. Non ricordo d'aver mai visto testoni di cartapesta più grotteschi, più buffi, più spropositati di quelli che portavan quelle maschere; così che solo com'ero, e punto inchinevole all'allegrezza, non potei trattenermi dal ridere, come alla chiusa d'un sonetto del Fucini. Il popolo però era serio e silenzioso, e le maschere piene di gravit
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