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Aggiornato: 24 giugno 2025
Mostrava la ruina e ’l crudo scempio che fé Tamiri, quando disse a Ciro: «Sangue sitisti, e io di sangue t’empio». Mostrava come in rotta si fuggiro li Assiri, poi che fu morto Oloferne, e anche le reliquie del martiro. Vedeva Troia in cenere e in caverne; o Ilïón, come te basso e vile mostrava il segno che lì si discerne!
Era il terzo tradimento regio ch'io vedeva compirsi quasi sotto gli occhi miei nelle cose d'Italia: il primo era la vergognosa fuga del principe Carlo Alberto, carbonaro e cospiratore, al campo nemico: il secondo era quello di Francesco IV duca di Modena, il quale avea protetto la congiura tessuta in suo nome dal povero Ciro Menotti, poi, al momento dell'esecuzione, lo avea assalito coll'armi e tratto prigione fuggendo a Mantova, per poi impiccarlo quando l'Austria gli spianò le vie del ritorno.
E dopo lui l'abbracciarono Ciro, Pericle, i colleghi; tre grossi baci gli stampò in fronte Cipriano. Dieci giorni dopo quest'onore reso a Polo, Cipriano passeggiava in un salotto terreno della suo villa al Zango, il quale, paesuolo a mezza via tra Modica e Pozzallo, sta a cavaliere della china che dai colli va morendo su Scicli e giù giù sulle sponde del Ragusa.
I compagni l'attendevano ed appena lo viddero spuntare lungo l'argine gli corsero incontro facendogli festa. Ma Polo, pensieroso e mesto, non rispose col sorriso a quell'amichevole tripudio; anzi, stese loro le mani in atto d'affetto, esclamò: Non rallegriamoci, la partenza dalla terra natale è sempre dolorosa. È vero, Polo rispose Ciro è vero. Anche a me l'angoscia fa gruppo qui nel cuore...
Mostrava la ruina e ’l crudo scempio che fé Tamiri, quando disse a Ciro: «Sangue sitisti, e io di sangue t’empio». Mostrava come in rotta si fuggiro li Assiri, poi che fu morto Oloferne, e anche le reliquie del martiro. Vedeva Troia in cenere e in caverne; o Ilïón, come te basso e vile mostrava il segno che lì si discerne!
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