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Aggiornato: 10 maggio 2025
Del difetto d'energia nei guidatori delle nostre rivoluzioni, degli errori che s'accumularono, della incertezza, delle contraddizioni ch'emergono ad ogni passo dalla storia dei fatti trascorsi, fu detto da molti. Un fremito d'ira generosa si levò nell'anime veramente Italiane al vedere, come per colpa dei pochi l'Italia cadde nel gemito della paura anzichè nel ruggito del lione ferito. Come accadesse, come avvenisse ch'uomini puri nelle intenzioni, amatori del nome italiano e consecrati fin dai primi anni alla carriera politica, si lasciassero travolgere a tanta debolezza da commettere i destini della loro patria a una illusione di tutela straniera anzichè all'armi e al consiglio de' forti, non fu detto mai, ch'io mi sappia. Forse, quando i buoni fremevano la parola del dispetto e della rampogna, le piaghe erano troppo recenti, perchè il raziocinio potesse frammettersi alla passione, e perchè riuscisse di risalire per mezzo agli errori alla sorgente d'onde partivano. Fu guerra di particolarit
È tempo che la politica s'emancipi da cotesta tirannide degli esempî. È tempo che il secolo XIX tragga dalle proprie viscere, dai proprî elementi, dai proprî bisogni la politica che deve guidarlo. L'Italia del XIX secolo racchiude nel proprio seno le condizioni della sua futura esistenza, e le forze per raggiungerle. Guardiamo dunque all'Italia, non all'America o a Sparta. Non abbiamo noi intelletto nostro e basi di giudizio e fatti presenti, perchè si debba da noi statuire a criterio, a principio politico un esempio straniero, o spettante al passato? Un fatto è il prodotto delle mille cagioni, dei mille fenomeni che s'incontrarono in un dato periodo, in un dato paese; e quei fenomeni e quelle cagioni s'incontreranno identici sempre, perchè s'abbia a volerne la conseguenza che ne fu tratta altrove? I principî prevalgono ai fatti, perchè non dipendono da circostanze fortuite o singolari, ma dalla eterna ragion delle cose. Ogni nazione cova un principio che domina la sua storia, e ch'essa è chiamata a sviluppare o perire. Il principio nazionale tra noi vive occulto, come vogliono i tempi, ma non tanto che l'indole del secolo, degli abitanti, delle passioni, dei fatti concatenati che costituiscono la nostra storia, delle rivelazioni ch'emergono dalle lettere, dai bisogni e dai tentativi operati non lo esprimano a chi vuol rintracciarlo. Dissotterrate quel principio. Poi se gli esempî stranieri verranno a convalidarlo, meglio. Contemplateli; ma del guardo dell'aquila al sole, libero, indipendente, potente. Contemplateli; ma come termini d'una proporzione, il cui primo termine deve rappresentarvi. Non rifiutate un trovato straniero, se, applicato a voi, frutta incremento alla patria. Ma non lo accettate alla cieca, unicamente perchè gi
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