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La Cassazione doveva astenersi dal conoscere delle sentenze pronunziate da Tribunali estranei alla sua giurisdizione, non provocata neppure da conflitti insorti fra essi e i Tribunali comuni.

Dal timore e dallo scrupolo d'invadere il campo della magistratura, di preoccuparne le decisioni e di sollevare anche un conflitto tra la Camera dei Deputati e la Corte di Cassazione; poichè in quei giorni si attendeva la decisione della Suprema Corte sui ricorsi contro la competenza dei Tribunali militari, e si trovava sconveniente da un lato indicare alla medesima la via da battere; e dall'altro non si sapeva trovare una uscita corretta nel caso che il giudicato della Cassazione riuscisse contrario al voto della Camera dei deputati.

Si sperava che il responso della Corte di Cassazione dovesse e potesse servire di rampogna ad alcuni magistrati inferiori e d'incoraggiamento ad altri.

Oramai la risposta della Cassazione è nota ed è noto che essa non s'inspirò allo Statuto, alla legge, alla giustizia; ma lasciò passare trionfalmente l'interesse della politica dell'ora che volge e respinse il ricorso De Felice, come tanti altri ne aveva respinti.

Oh no! Non è Nicola Barbato, l'uomo dalla logica spietata, che così parla; ma è il procuratore Generale presso la Corte di Cassazione di Palermo, Giuseppe Malato Fardella, che col primo non ha di comune che la sua qualit

La Cassazione ha parlato e può darsi che questa sia l'ultima colazione dell'uomo libero. Non pensiamoci. Ce ne sono tanti in galera e non sono morti. I carabinieri dicevano anche loro che la bestia non era poi così brutta come la si dipinge. E poi loro! ci si diceva. Usciranno più presto di quello che credono. C'è tanta agitazione per il paese. Sembra che non ci siamo che noi in prigione!

Ed ora allo esame della condotta della più alta magistratura italiana: la Suprema Corte di Cassazione. All'indomani della sentenza della Cassazione nel ricorso del Procuratore Generale del Re Comm.

Il giorno in cui si seppe l'esito della Cassazione mangiarono con maggior appetito senza punto discuterlo. Lo sapevano anche prima. Il ricorso per loro non era stato che un modo per guadagnar tempo e per aderire alla volont

IV. Consiglieri di Stato onorari: PEDROLI Carlo Antonio, primo presidente della Corte di cassazione TAVERNA Francesco, primo presidente della Corte d'appello di Milano BECCALOSSI Giuseppe, primo presidente della Corte d'appello di Brescia ERIZZO Guido, dimorante in Venezia. CORTE DI CASSAZIONE: PEDROLI Carlo Antonio, primo presidente. NEGRI Antonio, presidente.

Eravamo in quattro. Si fumava. Io penso adesso, quando la Cassazione mi far