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In quel torno un Andrea Romanengo, che militava nelle file genovesi, per esser egli ghibellino siccome erano i Carretti, piantò le insegne de' suoi concittadini, e, andato a' servigi del marchese Galeotto, incignò il suo passaggio al nemico guidando contro il campo genovese cinquanta animosi soldati, e fu ad un pelo d'impadronirsi delle bombarde postate sull'altura di Monticello; la quale impresa nessun altri avrebbe potuto tentare fuor lui, che ben conosceva le vie coperte, i tragetti, la forza delle guardie e tutti gli usi del campo.

, questo è nell'indole sua, ma Giacomo Pico non fa oramai maggior conto dei Carretti, pigliati a mazzo, con tutta la loro protezione, di quello che voi ne facciate, sia detto con vostra licenza, messere Anselmo riverito, d'un fondigliuolo di fiasco.

In quella guisa fu risposto ai Genovesi. Ma eglino, o fosse per guadagnar tempo, o perchè sperassero di smuovere dalla lega alcuno nei Carretti, o finalmente perchè in tutto quel viavai d'ambasciatori mirassero a pigliar cognizione dei luoghi e dello stato degli animi, non si tennero paghi di quella risposta dettata dal marchese Galeotto, e vollero averne l'intiero.

Ma, dice, annamo, nun avé' pavura: Ce venni a caccia pe' la Cannelora. E annamo. Peppe mio, che fregatura! Stassimo pe' la macchia un frego d'ora. Sotto a le Capannelle de Marino Trovassimo 'na fila de carretti, Che veniveno a Roma a port

Rammentò come suo padre Marco e un suo cugino Gherardo di Santo Stefano, discendessero da quei due, Emanuele ed Aleramo, che avevano venduto la loro terza parte del Finaro, e come, nell'atto di volerla ricuperare, molti anni addietro, fossero stati presi ed imprigionati dalla madre di Galeotto, ed avessero perduto per giunta Calizzano; riandò tutte le vecchie ragioni d'inimicizia che covavano in seno a quel parentado; lasciò intendere come i Carretti avrebbero potuto, parte voltarsi contro, parte non dare al congiunto quel valido aiuto che egli si prometteva da essi; una sola cosa dimandò: che, frutto dei mutati consigli fosse a Marco suo padre la ricuperazione del dominio perduto.

Ma ben altro tentavano ancora i Fregosi presso il parentado di lui, per rimuovere i Carretti delle Langhe dal proposito di aiutare il loro consanguineo. Il quale, di certo, per assegnamento fatto su questi, più che per fidanza vera nelle sue forze, mostrava animo tanto deliberato a resistere.

I carretti pieni son tirati su pel binario a sinistra e ritornan vuoti per quello a destra.

Ponderavano i Carretti, siccome era naturale che facessero, le gravi ragioni esposte da messer Veneroso. E Francesco, il vecchio capitano della lega, avea gi

Ah , casa nostra! replicò sogghignando quell'altro. Casa dei Carretti, vuoi dire! Bada a me, Giacomo Pico; noi siamo quei leoni aggiogati che ci ha sulla insegna il marchese. Si rode il freno d'acciaio, e, spinte o sponte, si tira il carro simbolico, lo scudo e l'elmo coronato dei nostri amati signori. Questa è la nostra sorte, e non vedo che possa farsi migliore. Da un pezzo io la vengo rimuginando, questa bellissima sorte, e la paragono a quella di Noli e di Savona, citt

Colpevoli i Doria di essere stati primi a molestare i Carretti; colpevoli questi, nelle persone di due dei loro, Galeotto del Finaro e Giorgio di Zuccarello, di aver mosso guerra e fatto devastazioni gravissime nella valle di Oneglia, dominio amplissimo e rispettato dei Doria.