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Aggiornato: 22 giugno 2025


La camorra divenne una potenza, ed il Governo di Napoli, codardo come quello dei preti che patteggiava con briganti, patteggiò colla camorra, e dalla stessa estraeva le spie più astute e pratiche, ed i sicari più sicuri, quando per ragione di Stato, dovevasi por fine all'esistenza di un individuo.

La camorra è una chiesa massonica, ove gli associati non lavorano, e prelevano una decima considerevole e forzosa su coloro che lavorano proteggendoli.

«La sorte vuol proprio favorire questi rompicolli indemoniati» diceva tra Corvo mentre incamminavasi fuori di Napoli ad altre imprese, nulla più sperando sulla camorra sconquassata e sui grassi apostoli della cuccagna.

Dopo la ritirata di Francesco II il 6 settembre, e quella dell'esercito Borbonico da Napoli, la fiducia principale dei Sanfedisti, nella capitale, fondavasi sulla camorra, ed il maggiore Fior di Bacco su questa faceva assegnamento.

L'occhio di tigre del brigante, fisso in Fior di Bacco, ed un profondo inchino del capo, furono la più eloquente delle risposte, ed il maggiore era sicuro di poter contare sul formidabile calabrese. Gambardella fa pugnalato dalla camorra poco dopo la nostra entrata in Napoli. Era un pescivendolo, eccellente popolano. Or superbi, or umili, Infami sempre.

È vero, che Tifone, freschissimo d'omicidio, era però uno dei paladini della camorra, e come tale dal Comandante del forte S. Elmo, trattato coi guanti bianchi, ed alloggiato in sito abitabile.

Tutto questo gran rumore era quello che precede lo scoppio del temporale; e il temporale in fatti, anzi la tempesta, si scatenò sulla Giunta con articoloni sesquipedali che tuonavano fino dal titolo: Fame e camorra I proletari La tratta dei bianchi L'agonia di un delinquente, ovvero gli ultimi giorni dell'Amministrazione d'Eleda, catilinaria, infocata contro il duca Prospero Anatolio, I tentennanti, ovvero i rossi di ieri, fiera botta, diretta contro il deputato Della Valle.

Al bagno di Procida, la camorra prelevava la sua contribuzione sopra coloro che volevano vivere tranquilli, che avevano qualche fortuna più degli altri, che volevano essere esenti da certi servizi obbligatorii, che volevano godere dell'aria, della loro povera pietanza, del passeggio nella corte, del sonno, andare al parlatorio per vedere la moglie od i figliuoli, in una parola, fruire del dritto di vita cui la sentenza della Corte delle Assise aveva lasciato loro.

Composti però i camorristi della feccia inferiore del popolo, e per la maggioranza pasto da preti, essi abborrivano noi, rappresentati dal clero come eretici; ma più di noi, i piemontesi, cioè coloro che dipendevano direttamente dalla monarchia sabauda, tutta gente non popolo, come noi. E tale odio inveterato menomò forse il danno che la camorra avrebbe potuto fare all'esercito meridionale.

«Una volta eravamo tredici come gli apostoli» esclamò Tifone agli undici compagni, «e noi siamo stati ingannati da Cristo divenuto Giuda, poichè Talarico, il traditore, facea le funzioni di redentore tra di noi. Ed ora quel miserabile si è dato anima e corpo a questi eretici rompicolli». «Non te n'incaricare» rispondeva Agnello al capitano della camorra «un traditore, è meglio per noi si sia allontanato la causa del re nostro e della Religione trionfer

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