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Aggiornato: 10 giugno 2025
Era di guardia ad un gabinetto di piacere, posto in mezzo ad artificioso boschetto nel parco di Belgiojoso, delizia dei Visconti; e guardando attraverso al graticolato della gelosia, che vi lasciava liberamente circolare l'aria, vide Luchino che, rinvolto nel mantello, vi si era addormentato: addormentato solo, coi due mastini al piede, che dormivano anch'essi.
Prima di finire, volendo toccare un motto anche delle altre persone che s'incontrarono colla Margherita in questo racconto, dirò come, tre anni dopo, un caso intervenne a Grillincervello, il più spiacevole caso che gli fosse mai tocco nella sua vita beffarda e beffata, ridente e paziente. Il signor Luchino, nella deliziosa sua villeggiatura di Belgiojoso manteneva un intrigo con una fanciulla paesana; ma, o non gli convenisse il farne mostra, o volesse solleticare il logoro senso del piacere col savore del pericolo e del mistero, egli conduceva di piatto questo suo amorazzo, e non traeva a sè quella facile bellezza se non di sera al bujo, facendola, per una porticina d'in fondo al parco, entrare in quel casino, dove Alpinolo l'aveva visto una volta a dormire, posto fra gli ombrosi andirivieni di un artificioso boschetto. Non isfuggi la tresca alla maligna curiosit
«Entrammo in una carrozza da nolo; non osai entrare nell'omnibus dell'albergo, per non esser veduta. Mi pareva di non aver diritto di essere a Milano; e che ogni primo venuto potesse ricordarmelo. Si passò in via della Spiga per condurre la contralto da' suoi parenti, poi per la via Gesù, Monte Napoleone, via Pietro Verri, e piazza Belgiojoso, mi feci condurre all'Albergo della Bella Venezia.
Il signor Luchino quella mattina abbandonò Milano, per passare un pajo di giorni a Belgiojoso, villa tanto opportuna per le caccie in quella stagione. Usciva con lui la signora Isabella, che della lontananza del bel Galeazzino sapeva e darsi pace e rifarsi. Cavalcava con essi di conserva l'arcivescovo Giovanni, che nell'attenta pettinatura della corona di capelli che circondavangli la rasa testa, e nell'esattezza delle pieghe e nella disposizione di una grande tonaca rossa foderata di zibellino, a maniche larghe, mostrava un desiderio più che scolaresco di far pompa di una bellezza che lo faceva primeggiare sovra tutti i prelati del mondo. Dietro a loro seguitava uno stuolo di amici, amici da Corte, e servi e cacciatori e palafrenieri. Il vulgo traeva ad ammirar que' bei cavalli, quelle stupende mude di segugi di Tartaria, quei falchi di Norvegia; vantava il lusso dell'arcivescovo, la furberia della signora Isabella, e la grande abilit
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