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Ancona, 30 marzo 1848». Da Lodi il Re mosse per Cremona, ove tenne Consiglio di guerra per deliberare sulle operazioni militari. L'esercito procedeva verso il fiume Oglio e arrivatovi il generale Bava faceva restaurare il ponte di Marcaria. Il Re si trasferiva a Bozzolo.

La rabbia crebbe nel re langobardo alla stregua, che la potenza scemò; Ferrara, Ancona, e Bologna contro la religione dei patti non restituiva, serbandole per addentellato a futura vendetta, od a suo totale esterminio; la morte amica gli troncò il travaglio di sopportare vita umiliata e cotidiana ignominia; lasciava ai successori una fiera eredit

Il popolo fiorentino dopo aver ondeggiato quattro mesi fra le lotte dei vari partiti politici, avea ceduto alle violenze della reazione, richiamando il principe spodestato; Bologna ed Ancona erano invase dagli Austriaci; il partito liberale, dilaniato su tutti i punti d'Italia, concentravasi in Roma a farvi le ultime prove di eroismo. Era imminente la battaglia di Velletri.

Da Perugia volse il suo cammino per traverso, diretto alla volta d'Ancona. A Foligno aveva udito correr voci, che alcune galee di Francia e Spagna si fossero scontrate sull'Adriatico; perciò volle passare ad Ancona, desideroso di poter raccogliere altre notizie, che egli non poneva da un canto nessun fatto che menomamente toccasse la Francia. Giunto col

Cosí è: quando gli stranieri non troveranno piú cattivi italiani in Italia, essi, contandosi, si troveran sempre pochi. Il fatto sta, che Federigo non assalí una cittá in Lombardia, perdette sei mesi intorno a Bologna, scese contro ad Ancona, la quale per resistergli s'era alleata o forse data all'imperatore orientale e n'avea un presidio greco.

Viva l'Italia! Dal nostro Quartier Generale in Lodi, 31 marzo 1848. Carlo Alberto Il Ministro della Guerra, Franzini» E quasi a dimostrare il sentimento concorde di popolo e di Re nel volere liberata l'Italia dallo straniero, in Ancona veniva pubblicato il seguente bando: «Cittadini!

Lui posero in misero albergo alle Carrozze, la legione alle Convertite; parve di buon'occhio lo vedessero a Roma, conciossiachè gli proponessero spedirlo subito ad Ancona, ed egli assentiva a patto fornissero di scarpe i suoi soldati; ai suoi calzari pensavano gli amici, a quelli dei soldati non poteva provvedere egli.

E ripetè il nome del conte ad un gentiluomo che entrava allora, e che accolse perfettamente il nuovo venuto. Spero, conte, gli disse, che durante il vostro soggiorno ad Ancona accetterete l'ospitalit

Guglielmo Marchesella, co' danari di Ancona ragunate genti e vettovaglie, arriva a Falcognara, quattro miglia distante dalla citt

Altri però erano i pensieri del governo di Roma. L'invasione austriaca s'avanzava minacciosa; mentre Wimpfen s'inoltrava verso Ancona, un corpo sotto gli ordini del Lichtenstein marciava su Perugia; Roma poteva essere in pochi giorni stretta da braccia di ferro; fare argine a tanto pericolo era un'assoluta necessit