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Aggiornato: 14 giugno 2025
Qua, qua... Anch'essa imparò a odiare la bestia. Per cinque o sei giorni ebbe la febbre indosso. Sentiva una voglia pazza di sparare come Edda Gabler colpi di pistola nei vasi delle mandorle e delle perline toste. Al contatto di Rastignac si sentiva un'altra donna, non più la droghiera di Terzano, ma un amazzone che preparava le armi per una grande battaglia. Nell'amore di Rastignac trovava, non dirò se stessa, ma l'angelo che aveva dormito in lei fino a quel giorno. Egli aveva parlato più volte della risurrezione degli spiriti. Ebbene Cecilia Manardi sentiva qualche cosa che, si moveva sotto la pietra del sepolcro. Viveva ormai di lui, per lui, elevandosi come un'aquila nel mondo del pensiero e dell'amore intellettuale, dimenticando la sua sorte di anatra selvatica condannata a pascersi di vermi e a gemere in un cesto chiuso, provando insieme a impeti di ribellione, impeti non meno orgogliosi di felicit
Sulle prime, la cosa durò fatica ad avviarsi. Milla era terribilmente impacciata nella sua lunghissima gonnella di amazzone, e non sapeva raccapezzarsi in nulla. Era molto bellina però, e nell'ampiezza del maneggio la sua figurina delicata, acquistava una nuova leggiadria. Il collo pareva veramente finissimo, quasi esile, così stretto nel collettino ritto, fortemente insaldato, o compito alla chiusura da un nodo di cravatta color verde cupo. Il visino tanto giovane e fresco, coi capelli, strettamente raccolti sulla nuca, e adombrato dalla breve falda d'un pioppino inglese, pareva quello d'un giovanotto di primo pelo. Drollino durava fatica talvolta a non distrarsi, guardandola in quell'aspetto nuovo, che tanto armonizzava colle aspirazioni della sua irresistibile vocazione. E per due ore al giorno, sinchè fu assento il Duca, egli si trovò colla Duchessa, così vestita e affidata completamente a lui. Toccò a lui a metterla in sella, a insegnarle il maneggio delle redini, le chiamate, le attitudini. Milla trovava la cosa ancor più seria di quanto s'era immaginata; non andava avanti che a furia di buona volont
E un terzo incanto; non più il «bell'omino» dalla sera innanzi, non più la intrepida amazzone di prima: è a piedi, sola in mezzo al Circo immenso, reggendosi con una mano il lungo strascico e coll'altra mandando al pubblico saluti e baci... Nuovi applausi, nuovo entusiasmo, e un'altra volta, due, tre, la Stella confidente e madamigella Fanny.
Toni era in scuderia e fu subito avvisato. Dodici minuti dopo, Milla, con un nuovo abito da amazzone, giuntole il giorno avanti da Torino, col volto splendido della gioia misteriosa e biricchina della sua sorpresa, s'avviava al trotto, seguita da Toni, per la strada che dalla villa conduce alla stazione. Drollino invece si dirigeva verso la sua antica dimora, nel grande cascinale.
Era più bella seduta, che in piedi. Il busto magnifico era troppo lungo, le gambe troppo corte. Per questo non ballava volentieri, non andava mai allo skating, andava volentieri a cavallo, con uno strascico lunghissimo da amazzone.
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