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Io non ne posso più, più, più! Capisci tu? intendi? fai il sordo? l'oca? lo stupido? il superuomo? Io soffro, ho dei dolori atroci, mi sento come svenire; non mangio più, non dormo più, non digerisco più. Sono diminuita di tre chili e mezzo. Capisci tu cosa vuol dire diminuita di tre chili e mezzo? Ho delle vampe, delle fiamme; poi un gran freddo, un gran gelo; poi tutto un formicolìo; il cuore si ferma, d

Poi di notizia in notizia venne fuori che il nobile Scipione de' Barigini, nipote d'un cardinale, ecc. non era niente affatto nobile, marchigiano, ma semplicemente un figlio disutile d'un povero maestro di Vigevano, che dopo aver fatto stringhe della pelle pur mantenerlo agli studi e per cavare da lui un uomo, s'era trovato in mano un Superuomo di quella razza.

Il D'Annunzio vuol rappresentare stati d'animo dei più complicati e più varii, di cui analista si sia mai compiaciuto da che la scienza della psiche è in onore. Egli tende l'orecchio alla voce del magnanimo Zorathustra e vuol preparare con sicura fede l'avvento dell'Uebermensch, del Superuomo. E sta bene. L'un concetto vale l'altro. Sia la darwiniana lotta per la vita, sia la pessimista e aristocratica filosofia del pensatore tedesco finito miseramente in un ospedale di matti, alla quale il D'Annunzio mesce l'idea pagana del Rinascimento e l'entusiastico culto della bellezza del corpo umano, non importa. Quel che importa di vedere è se gli stati d'animo astratti siano divenuti persone, individui della tal citt

Allora la parola «superuomo» non era stata coniata; ma anche allora l'avrei creduta superflua, giacchè dicendo: uomo, io intendevo significare l'individuo della specie che ha raggiunto la maggiore eccellenza, che ha incarnato più largamente un certo ideale, una certa perfezione; quello soltanto, per me, era uomo; gli altri, prove e riprove sbagliate e corrotte. Non ero modesto, ma ingenuo!

Ogni superuomo, ogni eroe, per quanto sia epico, ogni genio per quanto sia possente, è l'espressione prodigiosa di una razza e di un'epoca solo perchè è composto, ad un tempo, di elementi femminili e di elementi maschili di femminilit

Ma Eunapio ci ha lasciate, in un altro suo libro, nella Vita dei Sofisti, delle brevi biografie, direi meglio, dei bozzetti dei principali fra i filosofi neoplatonici, in mezzo ai quali fu educato Giuliano. Sebbene egli sia un ben misero scrittore, e, direi quasi, indegno dei tesori di erudizione, che vi dedicarono il Boissonade ed il Wyttenbach, pur egli ha, per la storia di Giuliano, il pregio incomparabile di essere, lui pure, un contemporaneo. Infatti, sebbene appartenesse alla generazione posteriore a quella di Giuliano, egli conobbe personalmente quasi tutti gli uomini di cui ci fa il ritratto, ed anzi, fu parente ed allievo di Crisanzio, uno dei maestri di Giuliano. Noi, pertanto, troviamo in lui delle notizie preziose. Leggendo le vite di Edesio, di Crisanzio, di Prisco, di Oribasio, sopratutto quella di Massimo, il superuomo di quel piccolo mondo, ci sentiamo trasportati nell’ambiente della societ