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Gia` eran li occhi miei rifissi al volto de la mia donna, e l'animo con essi, e da ogne altro intento s'era tolto. E quella non ridea; ma <<S'io ridessi>>, mi comincio`, <<tu ti faresti quale fu Semele` quando di cener fessi; che' la bellezza mia, che per le scale de l'etterno palazzo piu` s'accende, com'hai veduto, quanto piu` si sale,
Ma perché sappi chi sì ti seconda contra i Sanesi, aguzza ver’ me l’occhio, sì che la faccia mia ben ti risponda: sì vedrai ch’io son l’ombra di Capocchio, che falsai li metalli con l’alchìmia; e te dee ricordar, se ben t’adocchio, com’ io fui di natura buona scimia». Inferno · Canto XXX Nel tempo che Iunone era crucciata per Semelè contra ’l sangue tebano, come mostrò una e altra fïata,
Così dicono le favole che Semele fu percossa dalla saetta. FR. Che dici adunque? AP. Che tutte son cose simulate, e penso, e dubito che elle siano cose finte. FR. Pensi tu, che in quei primi tempi degli eroi siano apparsi demonj, che, secondo a nostra religione, sai che sono spezie di spiriti maligni? AP. Sì certo.
Gia` eran li occhi miei rifissi al volto de la mia donna, e l'animo con essi, e da ogne altro intento s'era tolto. E quella non ridea; ma <<S'io ridessi>>, mi comincio`, <<tu ti faresti quale fu Semele` quando di cener fessi; che' la bellezza mia, che per le scale de l'etterno palazzo piu` s'accende, com'hai veduto, quanto piu` si sale,
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