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Aveva conosciuto Giuliano giovinetto, se non di persona, almeno di fama, ed aveva come tanti altri, riposte le sue speranze in lui. Era, dunque, naturale ch’egli salutasse, con vero entusiasmo, l’astro del nuovo imperatore, appena sorto sull’orizzonte, ed approvasse ed aiutasse, con tutta l’anima, la sua impresa di restaurazione ellenica. Ed è pur naturale che l’improvvisa caduta di tante speranze lo gittasse in una profonda desolazione. Di questi suoi sentimenti di gioia e di dolore Libanio ci lasciò l’eloquente espressione in sette discorsi, di cui quattro scritti durante il breve regno di Giuliano. Due di questi, il Saluto, pronunciato all’entrata di Giuliano in Antiochia, e l’altro All’imperatore console, scritto in occasione del consolato di Giuliano, sono inni di gioia per l’inaugurazione della nuova primavera ellenica, voluta dal geniale imperatore. Altri due di quei discorsi, l’Ambasciata e il Discorso dell’ira, sono destinati a riconciliare l’irritato Giuliano con la frivola e frondeuse Antiochia. Due altri, Il Lamento solitario e la Necrologia, sono gridi di dolore per la morte dell’eroe. La Necrologia è una vera storia di Giuliano. Il piangente Libanio narra lungamente tutta la vita dell’imperatore. È un documento fondamentale per chi voglia studiare Giuliano ed il suo tempo. Il discorso Della vendetta fu scritto sedici anni dopo la morte di Giuliano, e diretto all’imperatore Teodosio, quando questi fu chiamato da Graziano ad assumere l’impero d’Oriente. Libanio, completamente illuso sulle tendenze del giovane e sconosciuto Teodosio, lo eccita a vendicare Giuliano, come solo mezzo per indurre gli Dei a fermare il corso delle calamit