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L'indugio durò appunto quanto Teodosio, il rimbalzo tutto il resto del secolo. Teodosio, non piú che imperatore orientale dapprima, sofferse i visigoti tra il Danubio e l'Emo; ma ve li rattenne, e con essi quanti premevano addietro.

CAPITANO. Yo no entiendo que diga de mujer y de hermano, ni de falso ni de veras. LAMPRIDIO. Mirate che faccia rossa, che gesti strani: l'aria proprio d'un pazzo. TEODOSIO. Io pazzo? pazzo pari tu a me. LAMPRIDIO. Ad un pazzo tutti gli altri paiono pazzi: e che sia vero dimandiamogli alcuna cosa e vedrete come risponde a proposito. CAPITANO. Dime ¿que has comido esta mañana?

TEODOSIO. Chi sei tu per rifar cosí gran danno? FILASTORGO. Padre di colui che avete prigione. TEODOSIO. Sète certo padre d'un giovane di buona speranza! FILASTORGO. Voi sapete che i peccati per amore non meritano tanta riprensione, e massime quelli che commettono i giovani ne' primi amori. Però correggasi l'errore il meglio che si può.

Questa formola divenne con Teodosio legge suprema, non solo della Chiesa, ma anche dello Stato, che minacciava il castigo del suo braccio a chi ardisse disobbedirla, e così l’intolleranza religiosa entrò nel mondo e vi cominciò il suo regno funesto. In Occidente l’ortodossia nicena si diffuse e pose facilmente radice, perchè l’Occidente, durante la gran disputa, era sempre stato favorevole ad Atanasio. L’unico episodio acuto fu la lotta sostenuta da Ambrogio contro la reggente imperatrice Giustina che aveva portata a Milano una tardiva simpatia per l’Arianesimo, e aveva cercato di raccogliere, alla sua Corte, i dispersi partigiani della vinta dottrina. Ma Ambrogio che gi

TEODOSIO. Chi t'avesse detto, Teodosio, scampato di man di turchi, venir alla tua patria, trovar la moglie viva e la figliuola? SQUADRA. Sento venir genti, ed è Mastica e il romano: scostiamci ché non ci veggano e ci prendano per suspetti, e ascoltiamo da canto la riuscita. TRASILOGO. Meglio sará che ci partiamo, ché potremo dimandargli il successo a bel aggio.

FILASTORGO. Se le restituirá. TEODOSIO. Come se le potrá restituire? FILASTORGO. Prendendola per moglie: cosí l'ará tolto a se stesso. TEODOSIO. Ará fatto danno alla casa. FILASTORGO. Será rifatto ogni danno, ché per la Dio mercé abbiamo come possiamo farlo. TEODOSIO. O uomo temerario e insolente!

Dopo il quale ancora, a' tempi di Teodosio, Simmaco, un senatore principale di Roma, acquistava nome di eloquente o forse di animoso fra' contemporanei, difendendo l'altare della Vittoria, ultimo degli idoli nella curia.

Di costumanza siffatta porgono esempio Teodosio il grande e Valentiniano II; il medesimo Santo Ambrogio ebbe battesimo prima della sua promozione al vescovato di Milano, però che a quel modo si esentassero dalle pubbliche penitenze che a quei tempi la Chiesa usava co' cristiani penitenti, ed anco credessero così praticando assicurarsi meglio la salute eterna.

EUGENIO. Padre, caminiamo senza far nulla. TEODOSIO. Se mal non mi ricordo, vicino questi archi stava la casa nostra. EUGENIO. Dimandiamo costoro. TEODOSIO. Giovani, siete voi di questa contrada? TEODOSIO. Di grazia, datene risposta. Ditemi, siete voi forestieri? TEODOSIO. Siamo e or ora sbarcati qui in Napoli. Volete voi farne un servigio di che non vi saremo discortesi?

LAMPRIDIO. Fermatevi, non battete, ché or ora verrá qua Sennia tua moglie. Dal natural certo. TEODOSIO. Rallegrati, Eugenio mio, ch'or vedrai la tua madre e tua sorella. Oh con quant'allegrezza ci riceverá e bacierá! penso si dileguará dall'allegrezza. EUGENIO. Mi par ogni momento mill'anni d'incontrarci insieme. SENNIA. Ove è questo mio marito nuovamente resuscitato?