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Corse così per quattro minuti poi emise un fischio debole ma penetrante come quello di un serpente. S'udirono i rami muoversi impercettibilmente, i cespugli s'aprirono con somma precauzione e comparvero i due dongolesi. Eccoci, rispose uno di essi. Che dobbiamo fare? State bene attenti, disse Elenka con un filo di voce.

D'un tratto il profondo silenzio che regnava sotto la foresta fu rotto dall'urlo dello sciacallo. I due dongolesi s'arrestarono di botto guardandosi in faccia l'un l'altro. Hai udito, Alek? chiese sottovoce il più anziano. Perfettamente, Nagarch, rispose l'altro. Che ne dici? Che questo urlo non fu emesso da uno sciacallo. È quello che penso pur io.

I dongolesi ubbidirono e poco dopo si arrestavano dinanzi alla porticina ferrata sulla quale scorgevansi delle sculture rappresentanti degli ibis, uccelli tenuti per sacri dagli antichi Egizi e Nubi cui dedicavano spesso dei templi. Elenka tremò tutta nell'udire i lamenti e le sorde imprecazioni dello sventurato Abd-el-Kerim, che contorcevasi fra gli spasimi della fame.

Una sete inestinguibile di vendetta ardeva quella donna veramente terribile nelle sue sfrenate passioni, una smania feroce l'agitava, una smania di schiacciare l'arabo prima e la sua rivale dopo, che l'avevano offesa nel suo orgoglio e che le avevano straziato il cuore. Ella percorse l'oscuro corridoio come un lampo e s'arrestò dinanzi ai due dongolesi. Il prigioniero? chiesero.

I dongolesi accesero le torcie e s'inoltrarono nel corridoio camminando con somma precauzione, per la tema di calpestare sulla coda di qualche aspide che poteva tenersi celata in fra i rottami. Elenka li seguì in silenzio, guardandosi attorno con crescente curiosit

Gran Dio! andava mormorando. Così terribilmente l'odiava Notis per seppellirlo in quest'orrida tomba? D'un tratto uno dei dongolesi s'arrestò e si volse verso di lei con un crudele sorriso sulle labbra. Udite? chiese con una voce che l'eco rendeva sepolcrale. Elenka rabbrividì e tese l'orecchio.

Subito dopo tre mahari accuratamente bardati vennero condotti vicino a Elenka che esaminava la batteria di una carabina Martini. Sorella, le disse Notis. Non tentare nulla contro l'almea se non vuoi che capiti sfortuna ad Abd-el-Kerim. Non temere di nulla: mi frenerò. I mahari vennero fatti inginocchiare ed Elenka e i due dongolesi salirono in sella.

La porta venne con gran fatica aperta. Ella strappò una torcia dalle mani dei dongolesi, fe' a loro cenno di aspettarla all'uscita del corridoio ed entrò risolutamente nel sotterraneo umido e freddo.

Il greco gettò un fischio prolungato; tutti i beduini gettarono gli archibusi ad armacollo, piegarono le tende, caricarono i loro utensili sui mahari e sui cammelli e s'internarono nella foresta. Fit Debbeud li seguì dopo d'essersi assicurato che ogni traccia dell'accampamento era scomparsa e di aver comandato a due dongolesi di andare a mettersi presso la galleria.

Si guardò lentamente d'attorno quasi sorpresa di vedersi sola, poi si rizzò fieramente con un gesto risoluto e s'avvicinò ai due dongolesi che l'aspettavano immobili come due statue all'entrata dell'oscuro corridoio. Conducetemi dal prigioniero, diss'ella con una emozione che invano cercava di nascondere.