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Per quanto siffatte manifestazioni rimanessero deboli ed isolate, pure il re borghese non si liberò mai della paura del grande morto. Egli stava di fronte ai napoleonidi come prima l'imperatore di fronte ai Borboni. La sua condotta sospettosa nella rivoluzione di Romagna non gli era stata imposta puramente dal suo amore dell'inerte quieto vivere, ma anche dalla paura dei giovani principi Bonaparte, che associavano alla sedizione «il loro nome conquistatore». Quando Ortensia col figlio salvo passò per Parigi, il re permise non altro che una visita alla principessa, la quale in altri tempi sotto l'impero aveva benevolmente interceduto per lui; ma il colloquio fu tenuto segreto alla stessa diplomazia francese; e non appena si udirono presso la colonna Vendôme alcune grida sospette, subito i pericolosi ospiti doverono abbandonare il paese. Una nuova legge di espulsione inibì ai Bonaparte insieme e ai Borboni il suolo della Francia, non però sotto pena capitale. Il re volle sottoporre a una medesima legge le due dinastie detronizzate con l'intenzione, che il popolo considerasse l'una e l'altra come forze della reazione dirette contro la libera corona borghese. Non appena sorse nel Belgio il disegno di chiamare al nuovo trono un Leuchtenberg, il re fu spinto dal timore a un passo ardito: fece propalare a Brusselle la voce, che egli avrebbe visto volentieri l'esaltazione del figlio, il duca di Nemours. Scansata con questa mossa la candidatura del napoleonide, la politica borghese ricadde nella sua consueta sterilit

Perchè, audaci e costanti nei lunghi pericoli dei preparativi, quei capi-popolo s'arretrassero, giunta l'ora, davanti all'azione, mi pesa il dirlo, ma può tornare utile insegnamento in imprese future. Essi, i più almeno, retrocessero davanti all'isolamento in cui furono lasciati dalla classe media. Avevano lavorato soli, senza sconfortarsi dell'inerte indifferenza d'uomini, che i ricordi del 1848 e l'intelletto educato additavano ad essi capi naturali del moto, sperando che, compito il lavoro, dimostrata innegabilmente la propria tenacit