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In un'altra del 10 giugno, che si legge, come le precedenti, nel r. archivio di Napoli, registro segnato 1283, A, fog. 150, Carlo chiedeva al papa le bande di Giovanni d'Eppe, scrivendo tra le altre efficaci parole che: Sicut capitis sanitas vel languor in membris, sic in meis negotiis eiusdem Ecclesie status et dispositio sentiatur.

Mentre que' primi casi d'Alaimo travagliavano la Sicilia, re Carlo consumava le forze del regno e stesso, nel delirio di tornar sopra l'isola. Ritirandosi, inseguito dall'armata nostra, sostò pochi giorni a Cotrone; ove crebbe a cento doppi lo scompiglio de' moltissimi disertori: e indi tutto dispettoso e truce passò il re a Brindisi ; e trovò per conforto gli avvisi d'un altro insulto di quel Corrado di Antiochia, che adoprò caldo nell'impresa di Corradino. Costui, adunati esuli del regno e altra gente presso i confini, ove imperava in nome la Chiesa, in effetto ogni sfrenato feudatario o ladrone, entrò a mano armata in Abruzzo al racquisto della contea di Alba. Il conte di Campania li fronteggiò e ruppe : ei rife' testa, aiutato di danari dalla reina Costanza . Un Adinolfo surto in quel tempo stesso a turbar la Campania, disfatto fu da Giovanni d'Eppe con le genti pontificie. Perugia ancora, Urbino, Orvieto e altre citt

Promette loro che appena messo piè in Napoli, avran la moneta del soldo par tre mesi; e che non vedendosi pagati, vadano pur via. Ibid. diploma del 8 maggio a Giovanni d'Eppe, negli stessi sensi, aggiungendo che a S. Germano toccher