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Vide il signor Amedeo quel medesimo giorno, ma non entrò in argomento, perchè il babbo di Ariberti era troppo adirato col figlio. Scambio di affrontarlo, col pericolo di farsi mandare a tutti i diavoli, lo circuì bel bello, gli si fece compagno nelle sue gite per Torino, mettendo fuori ora una parolina, ora un'altra, e aspettando pazientemente le occasioni più favorevoli.

Mentre che Manfredi cavalca per sapere il caso, noi senza muoverci lo racconteremo. Guido da Monforte, il meglio avveduto maestro di guerra che avesse lo esercito di Francia, e, per essere del continuo al fianco del Conte, partecipe di ogni suo più riposto consiglio, vedendo combattersi la impresa dalla quale aveva sconfortato il suo signore, pensava, da che s'era incominciata, ad operare per modo che riuscisse quanto meno potevasi funesta ai Francesi; quindi è che tolse seco alcune compagnie di Borgognoni, al punto che infuriava la battaglia davanti la porta, circuì San Germano, guadò il fiume Rapido, e si presentò inosservato alla porta di questo nome; più si avanzava, meno intendeva rumore; alzò la fronte ai merli, nessuna sentinella; guardò il torrione, guardia nessuna; si maravigliava, procedeva cauto, sospettando qualche imboscata; giunge alle mura. non vede persona; drizza le scale, cominciano i Borgognoni a salire, non si affaccia persona; montano su i merli, sono deserti. «Dio gli ha acciecatiesclama il Monforte divotamente: «Dio gli ha acciecati! « ripetono i soldati, e vanno oltre. Munisce le mura, mette i più valorosi nel torrione, e vi pianta la bandiera; scende, apre la porta, e spedisce messi al Conte che si affretti a venire, esser presa la terra. La nuova giungeva a Carlo al momento in che stava per uscirgli di bocca il fatale comando di ritirarsi; riprese l'animo gi