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Aggiornato: 1 maggio 2025
Le vorrai bene, Dario? domandò Fausta, esitante. Quanto gliene vorrai tu. Ella spalancò gli occhi e sorrise con tale espressione di felicit
FLAMMINIO. Perché sei stato tanto a tornare? Tu vorrai diventar un forca, sí? LELIA. Io ho indugiato perch'io volevo pur parlare a Isabella. FLAMMINIO. E perché non gli hai parlato? LELIA. Non mi ha voluto ascoltare.
Spìcciati, tartaruga, ché ò fretta: ti offro il vermouth al Bar, e spero non vorrai darmi il dispiacere d'un rifiuto: devo pranzar presto, se voglio arrivare in tempo a prender moglie. Ah! sicuro, oggi prendi moglie! Non me ne ricordavo più, esclamò stupefatto il commendatore, accelerando il passo; in tal caso non voglio darti altro dispiacere: ti seguo.
Eh via, non sei tu forse stato a Firenze? In Italia, perdinci, e co' miei danari. Vorrai dire di tuo padre. S'intende; ma sono andato per mio diporto. Ma perchè non far lo stesso anche tu, scambio di chiuderti in quel tuo guscio di noce? Tuo padre non è ricco abbastanza per farti pigliare un po' d'aria di casa d'altri? Che vuoi? Gli sembro troppo giovane, per girare il mondo da solo.
Di desiderio io ti farò morire, se vorrai ch’io ti dica il nome tuo d’una volta.
Le solite feste dello zio Alessio e della zia Costanza non mancarono; non mancò il solito invito fatto sempre con la solita frase: «questa volta, spero, vorrai passare alcuni giorni con noi;» gli offrirono vino, gli offrirono caffè. E don Alessio cominciò a darsi moto; s'affacciò alla terrazza, urlò con quanto n'aveva in canna allo stalliere di menar nella stalla la cavalla del signorino; s'adirò anche perchè non l'aveva gi
Rocco arricciò il naso, quasi a una ventata di cattivo odore, ma non parlò; perchè giù delle scale venivano Giuliano e la signora, la quale proseguendo il discorso fatto di sopra, diceva: «Dunque siamo d'accordo: la casetta sia pur modesta quanto vorrai, ma trovala in un bel sito; e la stanza dove mi metterai a dormire, guardi il mare.
No; disse Filippo; tu vuoi da me un atto di debolezza, ed io non sono disposto a commetterne. Bada; potresti pentirtene. Filippo Bertone si strinse nelle spalle e non rispose parola. Ariberti se ne andò invelenito. Mezz'ora dopo, si metteva nelle mani del Priore, e lo pregava di andare e sfidargli il rivale. Sì, sì, come vorrai; disse Tristano; ma lascia fare a me.
E io: «Maestro mio, or qui m’aspetta, sì ch’io esca d’un dubbio per costui; poi mi farai, quantunque vorrai, fretta». Lo duca stette, e io dissi a colui che bestemmiava duramente ancora: «Qual se’ tu che così rampogni altrui?». «Or tu chi se’ che vai per l’Antenora, percotendo», rispuose, «altrui le gote, sì che, se fossi vivo, troppo fora?».
La Bianca la capiva in parte, ma non poteva ragionarla molto. Era un argomento troppo scabroso per loro. Tutt'al più le diceva: Tu hai troppa poesia in testa. Ti figuri che tutti abbiamo le tue delicatezze. Invece il mondo è differente; e bisogna pigliarlo com'è. Se vorrai maritarti, mia cara, ti ci dovrai avvezzare.
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