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E perchè l'equivoco finisca se pure è possibile, giacchè il mutare un'etichetta sembra fatica straordinaria agli etichettai ecco, per chi vuole saperlo, il mio credo letterario. Invece di riassumerlo, potrei metterlo insieme citando una buona quantit

Canta sempre così, per addormentarsi disse Nancy da che ha sentito una volta un violino. La musica le piace. E Nancy raccontò della Romance di Svendsen, e del pianto di Anne-Marie. Se è così, disse Fräulein molto risoluta, le comprerò un violino domani. E così fece infatti. Il violino era nuovo e giallo e lucido, e dentro aveva un'etichetta col nome di «Guarnerius». Costava tre dollari.

Quando Milano era sotto il dominio francese, non aveva mai frequentato che il palazzo e la conversazione del governatore, dove la Ginevra fu più d'una volta l'oggetto dell'ammirazione generale, e quando ritornarono gli Sforza, qualche volta si recava alle feste del duca. Nella propria casa non concedeva accesso che alle più cospicue e antiche famiglie di Milano, con un riserbo però, con un cerimoniale, con un'etichetta, che poteva anche promovere la nausea. Qual signore, benchè scaduto, d'un ampio stato in Italia, egli pensava che in tutta Milano non v'era alcuno che potesse stargli a paro, di nulla era più curante che di far spiccare e rispettare codesto primato. Il titolo di magnifico signore, era il solo che lo mettesse di lieto umore, che gli facesse distender le rughe della calva sua fronte. Di null'altro era più tenero che dei propri titoli, di nessun'altra cosa prendeva passatempo che della lettura della storia del proprio casato e della sua Bologna. Dal momento che gli era sfuggito di mano il potere reale, cominciò a vagheggiare con un amore ardente, geloso, permaloso, le immaginarie prerogative della nobilt