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Narra Brofferio nella sua Storia del Piemonte come Carlo Alberto, fatto per paura feroce, anelasse sangue, e a tal punto che dolendosi con Villamarina dell'umile condizione delle prime vittime, gli dicesse: non è bastevole esempio il sangue dei soldati: pensate a qualche ufficiale. Non ho modo d'appurare il fatto: ma di certo Villamarina, tenuto fino allora per uomo di spiriti liberali, e Giudici e Governatori, si condussero in guisa da far credere che sapessero di potere, incrudelendo, mercarsi favore dal Sire. Morto ogni senso di giustizia e sprezzate le stesse apparenze, si decretò fossero commessi i giudizî a tribunali di guerra tanto per incolpati civili quanto pei militari. Protestarono i primi, ma indarno. Protestarono pure con nobile ardire, il 17 luglio, cinque avvocati genovesi estranei ai procedimenti, ed ebbero risposta negativa il 25. Fu chiesto che ai civili si concedesse almeno il diritto di scegliersi difensori, e s'ebbe rifiuto. I denunziatori, ai quali era promessa la vita, mal s'accordavano tra di loro: due furono messi, il dodici maggio, nella stessa prigione; tre il 23, quattro il 30, e si concertarono. S'intese allora il sergente Turff a dichiarare, in appoggio alla testimonianza d'un Piacenza, soldato, d'avere somministrato egli stesso all'Associazione minuti ragguagli intorno all'Artiglieria; e nondimeno, in sette esami anteriori, ei non avea fatto cenno di questa gravissima circostanza. Rimanevano, a ogni modo, incancellabili, le contradizioni dei primi esami, contradizioni spinte al punto di dirsi taluni affigliati alla Giovine Italia dal 1830, quando l'Associazione non esisteva. Su rivelazione d'uomini siffatti si pronunziarono le sentenze: sentenze di morte anche contro prigionieri provati innocenti d'ogni attiva complicit