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Aggiornato: 14 giugno 2025


Ricopersi d’un vel ciascuno specchio per non tremar davanti al mio pallore. Ch’io non ricordi!... Che il passato in torbide acque sprofondi come bestia morta scagliata a fiume lungi dalla porta di casa, a che il suo lezzo non ammorbi!... Ch’io non ti porti più così ferita pel mondo, camminando su rasoi taglienti, anima ignuda, che non vuoi morire, e tanto sprezzo hai per la vita!...

Costoro infatti non potevano immaginare che il presidente avesse il cervello a segno; imperciocchè il tormento delle cordicelle consistesse in infinite cordicelle sottili e taglienti, con le quali si avviluppava e stringeva il martoriato per modo, che recisi i nervi, le vene e le carni, il corpo di lui diventasse tutta una piaga; e compariva manifesto che non potesse applicarsi in cotesto stato alla paziente, senza volerla finire.

Il Cavaliere del fulmine, ripreso campo, venne molto terribile sopra lo Stendardo, che côlto all'improvviso traboccò da cavallo; il suo nemico, riputandolo svenuto, scese, e gli andò incontro per finire la battaglia: lo Stendardo rilevatosi strinse la spada, e cominciò a difendersi assai francamente; erano i suoi colpi quanto quelli del Cavaliere del fulmine poderosi, ma faceva meno frutto a cagione dell'arme; imperciocchè i Francesi adoprassero in quei tempi i ferri quadrangolari taglienti su la punta soltanto, che con propriet

Uno scroscio di risa feroci accolse le mie parole, e delle voci si sollevarono dalla folla che gridavano: alla corda, alla corda. Fui condotto al luogo destinato ai supplizii. Quivi un abisso profondo, immenso, si apriva nel seno di una montagna: in fondo alla voragine, sulle punte di granito e di metallo taglienti come lame, roteavano stormi di astori e di aquile.

Il Topo. Costui è un uomo di cinquant'anni, piccolo di statura con mento e naso aguzzo, senza barba, perchè solito a farsela radere tutti i giorni; il suo mestiere è quello dell'imballatore, e perciò la sua scarsella provvista sempre di una guaina ove, come nel suo fodero, sta un enorme coltellaccio affilato più che rasoio, ed è accompagnato da aghi lunghi un sesto di braccio, larghi mezzo quattrino, taglienti ed acuti, che ponno all'occorrenza servire di arme micidialissima.

Gli altri ufficiali, in quel frattempo, facevano colezione in una stanza a terreno aperta sul cortile, tutti seduti in cerchio sul pavimento, coi piatti nel mezzo. Capii benissimo, vedendoli mangiare, come i mori possano far di meno del coltello e della forchetta. Non si può dire il garbo, la destrezza, la precisione con cui facevano in pezzi i polli, il montone allo spiedo, la caccia, i pesci, ogni cosa. Con pochi movimenti rapidissimi delle mani, senza scomporsi menomamente, ognuno spiccava giusta e netta la sua porzione. Pareva che avessero delle unghie taglienti come rasoi. Immergevano le dita nelle salse, facevano delle palle di cuscussù, mangiavano l'insalata a manate, e non un briciolo, non una goccia cadeva fuor del piatto; e vedemmo infatti quando s'alzarono che avevano i caffettani bianchi immaculati come prima. Di tratto in tratto un servo portava in giro una catinella e un asciugamano; si davano una lavatina e poi tutti insieme rituffavano lo zampino in un altro piatto. Nessuno parlava, nessuno alzava gli occhi, nessuno mostrava d'accorgersi che noi fossimo l

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