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Aggiornato: 31 maggio 2025


Questi ricordi ci hanno intanto allontanato dai pescatori della spiaggia d'Anzio. Le loro barche meritano però ancora uno sguardo: sono veramente pittoresche, dipinte come sono a graziosi rabeschi sul fondo bianco; vi si scorgono delfini, sirene, stelle ed in mezzo a questi segni profani o mitologici, la Madonna, o S. Antonio, protettore dei pescatori.

E mi tenni così sicuro del fatto mio, che avrei sfidato le sirene a venirmi a provocare sulla spiaggia, che io tanto non mi sarei mosso un pollice dal mio terreno. Il signor S. entrò nella mia camera. Partiva fra due ore; sarebbe sbarcato a Cagliari; offrivami i suoi servigi se io n'avessi bisogno. Ci siamo, pensai. Risposi sorridendo, e ringraziandolo.

Una volta questi suoi amici, che si reputavano, in buona fede, altrettanti Don Giovanni, perchè avevano pagato il conto della locanda ad un contralto sfiatato, gli prepararono il brutto scherzo di fargli capitare nel salottino del ristorante, dov'egli era solito cenare dopo teatro, una coppia sbrindellata di quelle infelici sirene di provincia. Ma, per poco, il giochetto non finiva male!

Sognavo. Una gioia bollente fece saltare il tappo di lava del secondo vulcano. Schizzò altissimo il suo getto di fuoco spumante. Il terzo vulcano sputò obliquamente sul mare cento luminarie di bragia a ventaglio, mille regate di diavoli, e ripescò tutte le sirene morte, galvanizzandole. Eccole, guizzano, occhieggiano, baciano, uccidono. Altalena di buio luce... buio... luce... Chi è che urrrla?

Era il fiume Jaco, secondo il nome che aveva dai naturali; Cristoforo Colombo lo chiamò rio dell’Oro, per le pagliuzze di marcassita che abbondavano nelle sue sabbie, e che ben simulavano il prezioso metallo. Oggi si chiama il Santiago. Capitolo XVII. Come la vista delle Sirene svegliasse l’ingegno di Ulisse.

Quindi svelto mi trasse ove s'intrica nostr'intelletto in quel sogno, ch'asside fra le sirene, e dormevi egli in guisa, che sua spezie da resta divisa. Mors peccati. Vago mi parve l'aspetto loro, che froda in tal sembianza non pensai; ma ciò che splende poi non esser oro tardo conobbi e subito provai.

Accenna pure alle sirene una canzone canavese edita dallo stesso Nigra, fasc. cit., p. 78:

Le due sirene si scambiarono uno sguardo più rapido del lampo, che voleva dire: Costui sa tutto. Allora vi lasciamo seco, riprese donna Maria; ci rivedremo al palazzo. E la carrozza si allontanò. Per bacco! esclamò Dal Pozzo. Sono stato per avere un capogiro: che eleganza! che bellezza! che sorrisi! che brio!... Vedo che non ti mancheranno distrazioni....

Certo non eran sirene incantatrici questi cantanti, ma confermavano la inclinazione loro alla melodia ed il largo esercizio dei cultori di essa. Come poi il lettore potr

Ed anche l’irlandese ci aveva la sua storia d’una sirena di Correvrekin, la quale seduceva i giovani, per trarli con nell’abisso; non dissimile in ciò dalle Sirene della costa Tirrena, conosciute e celebrate da Omero.

Parola Del Giorno

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